Emergono nuovi inquietanti dettagli sull’arresto di Giampaolo Amato, l’oculista ex medico della Virtus Bologna arrestato per aver somministrato alla moglie, la 62enne Isabella Linsalata, un cocktail di farmaci, provocandone la morte. Il tutto per intascarne l’eredità e godersela con la sua amante. Stando alle dichiarazioni rilasciate da un’amica della vittima negli scorsi giorni, la donna, ginecologa di professione, sospettava fin dall’inizio che il marito le facesse assumere sostanze tossiche, anche se escludeva che l’uomo potesse volerla uccidere. Per il Gip che ne ha disposto il fermo, il giudice Claudio Paris, Amato avrebbe potuto uccidere ancora e non si esclude che abbia avuto un ruolo anche nel decesso della suocera.
Donna avvelenata Bologna: le dichiarazioni di un’amica sul medico arrestato
Stando alle dichiarazioni rilasciate da una delle amiche della vittima, riprese nel Gip all’interno dell’ordinanza che ha disposto il fermo dell’ex medico della Virtus, Isabella Linsalata sospettava fin dall’inizio che il marito, Giampaolo Amato, le somministrasse sostanze tossiche. Per questo, dopo aver accusato un “colpo di sonno” mentre era alla guida, nel 2019 aveva anche effettuato degli esami delle urine, esami che avevano rivelato la presenza di ansiolitici nel suo sangue. Consapevolmente aveva deciso di mantenere sulla vicenda il massimo riserbo, affidando i referti a un’amica e non presentando denuncia per non “rovinare la carriera del marito” e per il bene dei figli, “così da preservarne il rapporto con loro padre”.
Aveva però confidato i suoi dubbi alla sorella. Ed è anche “grazie alla lungimiranza, al senso di protezione (prima) e all’ostinata ricerca della verità (poi)” serbati da lei e dalle sue amiche, “che si dispone oggi di accertamenti di tipo tecnico formatisi ben prima del suo decesso”, sottolinea il giudice, parlando di “prove a futura memoria”. Il riferimento è, ad esempio, ad una bottiglia di vino che Amato aveva fatto bere alla moglie, mischiandoci dei sedativi, che la sorella della vittima avrebbe sottratto all’uomo e conservato, proprio per avere delle prove sulla sua colpevolezza. Prove che, dopo la morte della 62enne, hanno ora portato all’arresto dell’uomo con l’accusa di omicidio aggravato nella persona della moglie, peculato e detenzione illecita di farmaci psicotropi.
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Linsalata sarebbe infatti deceduta dopo aver assunto una massiccia dose di farmaci, sottratti dall’uomo nell’ospedale in cui all’epoca dei fatti lavorava. Ad allertare i soccorsi dopo aver trovato la moglie priva di sensi era stato proprio lui. Al loro arrivo, i sanitari del 118 non avevano potuto far altro che constatarne il decesso. L’altro ieri, nel corso dell’interrogatorio di garanzia seguito all’arresto, Amato si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nelle 141 pagine di ordinanza firmate dal Gip, Claudio Paris, si parla di un doppio movente: economico e sentimentale. In poche parole, l’ex medico avrebbe agito per intascare l’eredità della moglie e godersela con la donna con cui, dal 2018, intratteneva una relazione extraconiugale.
Per il Gip Amato avrebbe potuto uccidere ancora
Non è tutto. Sempre secondo il Gip, Amato sarebbe stato in grado di uccidere ancora. Il riferimento è proprio all’amante per cui avrebbe ucciso la moglie, secondo il giudice esposta al “concreto rischio di subire una sorte analoga” nel caso in cui avesse deciso di rifarsi una vita. Sembra infatti che la loro relazione, dopo la morte di Linsalata, fosse entrata in crisi e che Amato avesse iniziato ad assumere nei suoi confronti un atteggiamento narcisistico e violento. Non si esclude, inoltre, che l’uomo possa aver avuto un ruolo nella morte della suocera, avvenuta 22 giorni prima di quella della moglie. Anche le analisi effettuate sulla salma dell’anziana, infatti, avrebbero rilevato nel sangue la presenza del farmaco Midazolam.