Che la nuova proprietà del Chelsea voglia costruire un nuovo stadio non è un segreto. Todd Borhly, ossia il presidente dei Blues, vorrebbe vedere i suoi ragazzi giocare in un impianto più capiente dei 40.000 posti che Stamford Bridge, ma i problemi di un eventuale ampliamento non sono affatto pochi.
Un nuovo stadio per il Chelsea?
Gli studi fatti in questi mesi hanno evidenziato le difficoltà per dei possibili lavori affinché la capienza dell’impianto possa essere aumentata. L’attuale stadio, infatti, sorge nel quartiere residenziale di Fulham (dove gioca anche l’omonima squadra) ed è costruito sulle macerie dell’impianto costruito nel lontano 1877. In memoria di questo, però, è stato lasciato un muro, che oggi è “usato” come bacheca dei principali i volti del passato, con le loro statistiche in maglia Blues, tra cui anche il compianto Gianluca Vialli.
Todd Borhly vorrebbe far giocare il Chelsea in uno stadio da almeno 60.000 posti, più moderno e che permetta di aumentare i ricavi del club. L’area sarebbe già stata individuata in Earl’s Court, che dista da Fulham Road 2,2 chilometri. I Blues, infatti, si trovano a fare i conti con il nuovo stadio del Tottenham, completato appena 4 anni fa, che è uno dei più all’avanguardia d’Inghilterra, mentre Stamford Bridge, è tra quelli messi peggio. L’ultimo importante intervento di ammodernamento che risale agli anni ’90.
Per quanto riguarda i costi, invece, demolire e ricostruire l’attuale impianto, così come fatto dal Tottenham, costerebbe ben 2 miliardi, il doppio rispetto a quanto pagato dai cugini londinesi. La soluzione più economica, quindi, appare quella di traslocare in un’altra area. Borhly vorrebbe trasferire il club affianco ad uno dei cimiteri storici di Londra, il Brompton Cementery. Il problema è che nel punto esatto dove il nuovo proprietario dei Blues vuole costruire l’impianto c’è un cantiere, fermo da anni, con la Earls Court Development Company, ossia la ditta che si sta occupando della costruzione di un complesso residenziale, ha dichiarato che i lavori proseguiranno senza alcun cambio di progetto.
Un’altra problematica, però, è quella legata al nome del club. Stamford Bridge non è di proprietà della squadra londinese, ma di una società, ossia la Chelsea Pitch Ownership, che detiene anche il nome Chelsea Football Club. Nome che viene “prestato gratuitamente” in cambio dell’utilizzo dell’impianto stesso. Motivo per il quale la CPO ha un grande potere di ricatto sul club, che, in caso di trasloco, dovrà fare i conti anche con un possibile cambio nome. Il tutto con la Federazione Inglese che ha presentato la lista degli stadi che ospiterebbero Euro 2028, tra cui non figura l’attuale impianto dei Blues.