Le nomine delle società partecipate di Stato tengono sulle spine la maggioranza ma Antonio Tajani di Forza Italia getta acqua sul fuoco garantendo che nel governo non ci sono tensioni e che l’obiettivo comune è la scelta di uomini e donne di qualità.

Nomine società partecipate, Tajani (FI): “Nessuna lottizzazione, vogliamo la qualità”

Le nomine delle partecipate di Stato sembrano agitare le acque della maggioranza di governo, all’interno della quale le trattative sono in corso da mesi. La decisione dovrebbe comunque arrivare nel giro di poco tempo, ormai, e il governo intende mostrarsi compatto su un tema tanto delicato, da cui dipendono i futuri indirizzi politici ed economici del Paese.

La questione delle nomine delle società partecipate è stata affrontata da Antonio Tajani, ministro degli esteri e vicepresidente del Consiglio. L’esponente di Forza Italia, di ritorno dalla presentazione degli Open d’Italia di Golf durante la quale ha ribadito lo sforzo del governo per far ottenere all’Italia eventi come l’Expo 2030 e gli Europei 2032, ha voluto gettare acqua sul fuoco, dichiarando esplicitamente che non ci sono liti all’interno del governo. “Non è una questione di lottizzazione”, ha chiarito Tajani, sottolineando che ciò che interessa alla maggioranza “è avere società guidate da donne e uomini di qualità per fare bene, dare risposte positive ai mercati, alle borse”.

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Nomine società partecipate 2023, ecco quali sono le più urgenti

Quella delle nomine delle partecipate pubbliche è un tema decisivo, la cui scadenza è ormai prossima. In particolare, sono ben 610 i vertici che dovranno essere rinnovati nei prossimi mesi, in 105 società.

Le più urgenti riguardano alcune tra le più importanti società italiane, da Eni a Poste, da Enel a Leonardo fino a Terna. I nomi dei nuovi vertici dovrebbero essere ratificati dal governo nei prossimi giorni e, proprio per dare un’accelerazione al processo, Giorgia Meloni ha deciso nei giorni scorsi di rivendicare a sé la nomina, scatenando non poche fibrillazioni all’interno del suo esecutivo e del suo stesso partito, con un piccolo scontro con il suo fedelissimo Guido Crosetto, attuale ministro della Difesa.
Tensioni che, oggi, sono state smentite dal vicepremier Tajani. Vedremo, alla prova dei fatti, come saranno accolti i nomi proposti dal presidente Meloni, nel momento in cui li ratificherà.