La presenza di orsi in Trentino continua a far discutere. Il dibattito, come è noto, è sorto in conseguenza della morte di Andrea Papi, runner 26enne, attaccato dall’orsa Jj4 lo scorso cinque aprile. Il Presidente della provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti ha disposto, dopo la tragedia, un’ordinanza per l’abbattimento dell’orsa. La notizia ha fatto però sollevare le associazioni ambientaliste che si oppongono alla soppressione dell’animale.

Orsi Trentino, Mongioì (Comitato Pro-Orso): “Da anni mancano attività di formazione”

Francesco Mongioì è un esperto di valutazione e gestione dei rischi attivo nel Comitato Pro-Orso Trentino Alto Adige/Südtirol, di cui gestisce anche la pagina social. La redazione di TAG24 lo ha raggiunto per conoscere la sua posizione rispetto al dibattito che circonda la decisione di abbattere Jj4, l’orsa che una settimana fa ha aggredito e ucciso il runner 26enne Andrea Papi, i cui funerali sono stati celebrati oggi.

Mongioì, quali sono le attività del Comitato Pro-Orso Trentino Alto Adige/Südtirol?

Il Comitato Pro-Orso Trentino Alto Adige/Südtirol è nato molti anni fa per fare divulgazione sui rischi e sui comportamenti da tenere in caso di incontro con un orso. Qui nella provincia  manca infatti una massiccia opera di informazione e prevenzione. Qualcosa è sì stato fatto negli ultimi anni, ma ancora siamo a livelli insufficienti. Il Comitato è nato invece con lo scopo di intervenire per divulgare informazioni corrette e prevenire la disinformazione. Come spesso accade, poi, alcuni temi vengono poi usati a fini propagandistici dalla politica. La questione dell’orso ne è un esempio.

Mi spieghi meglio.

In Trentino il progetto di ripopolamento è nato parecchi anni fa per rivitalizzare una popolazione di orsi ormai ridotta ai minimi termini: erano rimasti infatti circa quattro esemplari che non erano più in grado di riprodursi. Personalmente io credo che sarebbe stato meglio, anziché importare gli orsi dalla Slovenia, creare dei corridoi faunistici in modo che gli orsi potessero attraversare le due frontiere liberamente. In ogni caso la popolazione locale ha accolto con favore l’arrivo degli orsi: poi però, si sono instillati timori e si è soffiato sul fuoco delle paure, e così le cose sono cambiate.

Lei parla di strumentalizzazione da parte della politica. Fa riferimento alle polemiche degli ultimi giorni o è un atteggiamento che perdura da tempo?

È un atteggiamento che noto da tempo. Ogni volta che si è avvistato un orso si è gridato alla tragedia e si è provocato allarmismo. Io penso che la paura sia qualcosa di irrazionale che però ha effetti reali. In questo caso la paura dell’orso può portare a atteggiamenti sbagliati. La raccomandazione è che, se si incontra un orso, ci si deve fermare e poi allontanare lentamente così che l’animale non si senta in pericolo. Sappiamo infatti che gli orsi, come tutti gli animali selvatici, attaccano quando si sentono minacciati. Ma anche in questi giorni si continuano a dire cose inesatte.

Ad esempio?

Gli orsi in Trentino stavano scomparendo non per cause naturali ma perché sono stati cacciati per anni. Si consegnavano addirittura i premi ai cacciatori. Oggi le istituzioni dicono che il progetto originario di ripopolamento prevedeva la presenza di 50 orsi. È falso: i 50 orsi erano la popolazione minima vitale perché gli animali potessero costituire una popolazione e riprodursi in presenza di risorse sul territorio. Dunque gli orsi si sono moltiplicati, esattamente come era stato loro richiesto. Il progetto ha avuto successo, perché negarlo ora? Il problema è casomai la miopia dei politici.

Lei crede si faccia abbastanza informazione sugli atteggiamenti da tenere nelle aree dove sono presenti animali selvatici?

La verità è che formazione e divulgazione sono mancate. Se le autorità avessero fatto quello che gli abbiamo sempre chiesto, magari le cose sarebbero andate diversamente. Per me quello che è accaduto è davvero triste: le condoglianze ai parenti di Andrea Papi sono d’obbligo, questo ragazzo non meritava una morta così prematura e tragica. Però la responsabilità non è dell’orsa, ma della provincia che ben sapendo quello che poteva succedere non è mai intervenuta con campagne di informazione e di addestramento. Io nella vita sono un esperto di valutazione e gestione dei rischi. Ebbene, nelle aree a presenza di animali selvatici esiste un pericolo per la popolazione che deve essere valutato e gestito.

Le attività di formazione devono essere rivolte tanto ai locali quanto ai turisti, che non conoscendo la montagna possono essere sprovveduti?

I turisti sono certamente ancora più esposti: consideri che molti vengono in Trentino appositamente per gli orsi. Noi abbiamo sempre detto che occorre informare sia i locali sia i turisti su come ci si comporta nelle aree e nei boschi trentini dove ci sono orsi ma anche lupi. Parliamo peraltro di animali che non hanno interesse per l’uomo e come possono lo sfuggono. Occorre tenerne conto e comportarsi di conseguenza.

Cosa ne pensa della decisione di abbattere l’orso Jj4?

Credo che questa decisione vada lasciata agli esperti. Per me l’uccisione di un animale selvatico è sempre qualcosa di negativo, ma qui è successa una cosa eccezionale: l’orsa jj4 ha ucciso un uomo. Se gli esperti decideranno così devo dire purtroppo che va bene, per me vale prima di tutto il parere scientifico.  

Pensa che l’abbattimento di una sola orsa è sufficiente ad arginare il problema per il futuro?

No, ma c’è il timore che l’orso ripeta questo atto. È chiaro che l’abbattimento di per sé non risolve il problema della presenza di orsi in Trentino. Jj4 era destinata all’abbattimento qualche anno fa, poi il Tar aveva deciso che non c’erano le condizioni. Io vorrei solo però sottolineare che le parole sono importanti: l’orsa non ha attaccato, si è difesa. L’aggressione è un atto volontario, ma l’orso colpisce solo se si sente minacciato. Jj4 si è dunque semplicemente difesa.