Non si placa la polemica scoppiata poco prima di Pasqua dopo l’annuncio della segretaria del Partito Democratico Elly Schlein di voler prendere una vacanza. “Non mi sono fermata dal 26 febbraio, comincio a risentirne, prendo una pausa per staccare”, aveva detto, scatenando l’ennesima tempesta social. Non è la prima volta che una politica viene accusata per aver incentrato la sua leadership su un approccio differente rispetto a quello maschile. Un’altra donna, un’altra leader e un’altra polemica, quella scoppiata dopo che il primo presidente del Consiglio donna della storia italiana Giorgia Meloni si era presentata a incontrare i potenti della terra al G20 di Bali accompagnata dalla piccola Ginevra, la figlia di 6 anni. A chi l’aveva criticata aveva così risposto: “Ho il diritto di fare la madre come ritengo e ho diritto di fare tutto quello che posso per questa Nazione senza per questo privare Ginevra di una madre”.

Dalla Schlein a Sanna Marin: le dichiarazioni delle leader

In Italia come all’estero si moltiplicano gli episodi di politici di genere femminile che pongono al centro del dibattito le questioni personali. “Il tempo di lasciare è ora, anche se molti nel Paese e nel partito pensano sia troppo presto” con queste parole e un sorriso appena accennato l’ex prima first Minister del governo della Scozia e leader del partito indipendentista, Nicola Sturgeon, aveva annunciato le sue dimissioni. Secondo la Bbc, Sturgeon era semplicemente stanca delle responsabilità politiche e di aver dedicato la sua vita all’indipendenza scozzese. Qualche mese prima, era stata la premier della Nuova Zelanda Jacinta Arden ad annunciare il ritiro, anche lei a sorpresa e anche lei “causa stanchezza”. “Dopo sei anni di grandi sfide sono stanca, sono umana. Ho dato tutto per essere la premier, ma questo mi è costato molto” aveva spiegato una delle politiche più popolari e influenti. La sua foto all’Assemblea generale dell’Onu, accompagnata dal marito, lì per prendersi cura della figlia, aveva fatto il giro del mondo e l’aveva trasformata in un’icona femminista, così come dopo di lei la finlandese Sanna Marin.

Sanna Marin abbandona la premiership e la poltica

Per la 37enne, dal 2019 il Primo ministro più giovane al mondo al momento della nomina, il momento di lasciare la guida del partito dopo la sconfitta alle elezioni è arrivato il 3 aprile. Nonostante mantenesse una grande popolarità. Non solo per la gestione della pandemia e per aver portato il suo paese nella Nato, ma anche perché è stata capace di accreditarsi come modello per milioni di ragazze. Leader diverse, dichiarazioni e dimissioni arrivate relativamente a poca distanza l’una dall’altra, che hanno avuto il merito di mettere in dubbio il concetto stesso di potere. Scegliere la propria vita, la propria salute, la propria famiglia senza inseguire necessariamente la leadership a ogni costo: sembrano essere rivoluzioni portate dalle donne in politica. Anche c’è chi non ha perso occasione per denigrare queste scelte, sibilando una certa inadeguatezza femminile al ruolo. Schlein non è Sturgeon e sono esempi di leadership davvero diversi, che però hanno in comune l’idea di dare un volto, e, un’umanità diversa alle Istituzioni, molto più che in passato.