Giornata turbolenta in casa Terzo Polo. I leader dei partiti che compongono la federazione, Carlo Calenda e Matteo Renzi, si sono resi protagonisti di un litigio a distanza che ha come motivo scatenante la nomina del presidente di Italia Viva come direttore del Riformista. In casa Azione, infatti, hanno visto la cosa con sospetto: Renzi, infatti, potrà vestire la duplice maglia di politico e di operatore dell’informazione. Matteo Richetti e Mara Carfagna sono intervenuti pubblicamente per sottolineare dubbi che diventano, poi, sospetti. Secondo l’inner circle di Calenda, infatti, il passo di lato fatto da Renzi – che ha lasciato al primo la leadership del nascituro partito – potrebbe celare una qualche mossa politica volta, poi, a cambiare le carte in tavola. Ma da Italia Viva non fanno altro che ribadire la convinzione e la voglia di procedere al partito unico del Terzo Polo. Lo ha detto oggi il senatore Ivan Scalfarotto e lo ha ribadito, stasera, Matteo Renzi. L’ex Premier, infatti, ha convocato il suo partito per discutere della situazione e chiarire dopo una giornata di trambusti.

Calenda e Renzi litigio: cosa si sono detti

La linea è quella di procedere. Non ci sarebbero dubbi a sentire Matteo Renzi che, scrive l’AGI, ha detto ai suoi:

Il congresso del nuovo partito non può che essere fondato su un passaggio democratico dal basso, come abbiamo sempre detto. Non c’è nessun cambio di linea da parte nostra. Anzi, noi abbiamo accettato di tutto. Abbiamo Accettato il mio passo indietro, abbiamo accettato di fare prima la federazione e poi il partito unico. È chiaro che se fai il partito unico devi fare il congresso e se fai il congresso deve essere democratico.

Addirittura, Renzi s’è detto disposto a scogliere Italia Viva. Lo ha fatto, forse, per far tacere i dubbi circa una sua ambizione politica personale. Il commento:

Quanto allo scioglimento di Italia Viva, è evidente che se facciamo il partito unico poi si scioglie Italia Viva così come si scioglie Azione. Lo scioglimento anticipato non si è mai visto nella storia, va contro le leggi della fisica.

Questa, così come quella legata ad un discorso economico, sono false motivazioni e pretesti per alzare polveroni:

Qualcuno dice che la rottura che da questa mattina viene paventata e adombrata da Azione nasce per esigenze legate alla questione di soldi, qualcuno dice che nasce per esigenze legate al Riformista, qualcuno dice che nasce per esigenze legate allo scioglimento dei partiti politici. Si tratta di alibi e finte motivazioni. Dall’inizio dell’operazione tra Azione e Italia Viva noi abbiamo dato circa un milione e mezzo di euro. La maggioranza dei quali sono stati spesi per promuovere il volto e il nome di Carlo Calenda. Ci sono le fatture per dimostrarlo.

Non c’è alcun motivo politico per interrompere il progetto politico del Terzo Polo. Renzi lo ribadisce e lo conferma a grande voce, sperando di calmare i dubbi che circolano in casa Azione. Per lui il partito deve farsi e deve essere pronto per scendere in campo, nella nuova formazione, alle elezioni europee del 2024. Le sue parole:

Ho cercato di tenere buoni tutti, di abbassare i toni della polemica in queste ore. Continuerò a farlo. Ma voglio essere molto chiaro: io faccio politica, a me hanno insegnato che si fa politica. Non mi faccio trascinare nelle questioni personali e nelle beghe personali. A tutti voi dico che è folle mandare a monte adesso, noi non manderemo a monte adesso, faremo tutto euello che avevamo detto di fare, il 10 giugno all’assemblea nazionale, già prevista e già convocata, arriveremo mantenendo il nostro progetto che è quello di fare il partito unico se Calenda dirà di no si assumerà per responsabilità per quello che gli compete.

La risposta di Calenda

Insomma, Renzi ha passato la palla a Carlo Calenda. Ma poi se l’è vista tornare indietro proprio da quest’ultimo che, ospite di Di Martedì su La 7, ha detto: “Renzi deciderà confrontandosi con i suoi e decidendo. Io poi ne prenderò atto ma da lì non mi muovo”. Entrambi sembrano scaricarsi la responsabilità della questione. Chissà se questi impulsi personalistici verranno messi da parte, poi, per tutelare la bontà del progetto politico che le parti s’erano promesse di mettere in piedi. Il cuore del problema sta nel mantenimento in vita di Italia Viva: “Ma non si può fare, altrimenti sono tre partiti, non uno. Renzi deciderà e io ne prenderò atto”.