La definizione della segreteria non ha messo fine alla riorganizzazione dei rapporti di forza e degli assetti interni al Pd. Pare, infatti, che i malumori non si sarebbero placati nemmeno con la concretizzazione della famosa “gestione unitaria” che ha portato in segreteria anche delle figure vicine alla mozione Bonaccini. Sono proprio loro, quelli vicini al presidente dell’Emilia-Romagna, a lamentare il fatto che la nuova segreteria ha una connotazione ad immagine e somiglianza di Elly Schlein. Anche Paola De Micheli – che era candidata alla primarie – si dice preoccupata “del profilo politico che sta assumendo il Pd”.

Segreteria Pd: le voci del dissapore

Sono diverse le voci di dissapore che giungono alle orecchie della nuova segreteria. Luigi Zanda, ad esempio, auspica che il nuovo Pd non si limiti a portare avanti gli aspetti legati ai diritti civili ma si occupi anche di economia, crescita, lavoro. Anche Sandro Ruotolo, fresco di nomina in Segreteria, ha auspicato una via diversa su un tema caro ad Elly Schlein come l’ambiente. Ruotolo, che ha già caldeggiato un referendum sull’inceneritore romano, ha detto:

Sono convinto – scrive l’AGI – che sia necessario essere ambientalisti, non ‘anche’ ambientalisti e in questo senso Elly Schlein è molto credibile. Se fai il termovalorizzatore di Roma abbandoni la differenziata. Se Gualtieri lo vuole fare, lo facesse lui, si prenda le sue responsabilità, il sindaco d’altra parte è eletto dai cittadini. Io dico che è un problema che va affrontato insieme.

Il riferimento è al fatto che il Sindaco dem di Roma, Roberto Gualtieri, è fortemente favorevole all’inceneritore. Su questa linea, d’altronde, è anche Stefano Bonaccini:

Se Roma non realizzerà il termovalorizzatore, come hanno fatto le regioni del Nord, sarà in grave pericolo. L’alternativa non è l’economia circolare, mai rifiuti per strada e poi su migliaia di camion per portarli ad altri termovalorizzatori del Paese.

Quello dell’inceneritore di Roma rimane un tema capace di spaccare e dividere. Basti pensare che è stato il pomo della discordia, alle elezioni Regionali, della non alleanza tra dem e Movimento 5 Stelle.

Schlein va avanti: obiettivo 2024

A prescindere da tutto, Elly Schlein tira dritto convinta della bontà delle sue scelte e della sua strategia e non sembra intenzionata a venire a patti con le correnti. La Segretaria è convinta di poter tenere unito il fronte e di potersi prendere, progressivamente, il ruolo di anti Meloni. Che forse già è. A rinforzare questo è il momento di scarsa salute che stanno vivendo Movimento 5 Stelle e Terzo Polo. Giuseppe Conte deve fare i conti con un partito che continua ad avere uno scarso radicamento territoriale, Renzi e Calenda sono alle prese – non senza turbolenze – con la fase precongressuale che porterà, se non salta il banco, alla nascita del nuovo partito del Terzo Polo. Fonti dem descrivono così la debolezza dei partner di opposizione: “Fra un anno, se qualcuno volesse mandare a casa il governo chi voterebbe? il Pd, il Terzo Polo o il M5s?”.

A questo si aggiungono i sondaggi che danno il Pd, sotto l’effetto Schlein, ancora in ascesa. Anche per questo la deputata è incoraggiata a proseguire sulla linea ed ha già posto l’obiettivo: le europee 2024. Il risultato cui si punta fra gli alti dirigenti dem è il 25 per cento, ma qualcuno si spinge ad ipotizzare il 30 per cento. Speranze alimentate anche da alcuni sondaggi che circolano fra i dem e che danno il partito in avanzata rispetto a FdI, distante ora meno di nove punti. Tuttavia, come detto, questo non basta a sedare malumori interni alla minoranza dem. Un segnale in questo senso lo dà l’ex senatore ed ex capogruppo del Pd a palazzo Madama, Andrea Marcucci: “Spero di sbagliarmi – dice – ma direi che Base Riformista non esista più”.