Si moltiplicano i casi singoli di sindaci che hanno proceduto alla registrazione di figli di coppie gay all’Anagrafe. L’ultimo in ordine cronologico coinvolge Padova, dove la Procura ha chiesto al Comune la consegna degli atti che testimoniano l’iscrizione anagrafica di figli di coppie omogenitoriali, dal 2017 a oggi. L’arco temporale non è casuale, e parte dal momento in cui la giunta ha deciso di percorrere questa strada.
Complessivamente sono 32 i minori coinvolti per altrettante procedure, tutti figli di coppie gay al femminile. Ora il Tribunale è chiamato a esprimersi in merito alla validità dei documenti, oppure annullarli del tutto come prevede la circolare del Governo.
Sergio Giordano, sindaco democratico di Padova, ha espresso piena fiducia ribadendo che ogni azione “è stata compiuta nel pieno interesse dei bambini”. Dal suo punto di vista, analogo a quello accaduto a Savona, il ruolo di primo cittadino impone anche questo dovere. Il suo monito all’Esecutivo è quello del suo partito: i diritti e la tutela dalle discriminazioni valgono molto di più di qualsiasi vuoto normativo.
Figli coppie gay, Italia boccia certificato unico europeo
La situazione legata alla registrazione dei figli di coppie gay rimane sempre molto calda. Nei giorni scorsi la proposta di regolamento “made in Europe”, basata sul certificato unico europeo, è stata bocciata dalla commissione Politiche europee del Senato. Al contempo, è stata approvata la risoluzione che invita il governo a porre il veto in Consiglio europeo su questo tema. Bocciate tutte le richieste dell’opposizione.
Per il momento in Italia non c’è una legge che regolamenti il riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali. Serve un percorso di adozione da parte del genitore non biologico oppure la trascrizione scelta da alcuni sindaci, ora bloccata da una sentenza della Cassazione.
Secondo la risoluzione, la creazione di un certificato riconoscitivo violerebbe il principio di sussidiarietà, in quanto sarebbe un’intromissione delle istituzioni europee in questioni di competenza dell’Italia. La posizione è in linea con quella sugli argomenti direttamente correlati, a cominciare dalle forme di procreazione e concepimento. Nelle scorse settimane l’Ue aveva catechizzato a più riprese tramite le istituzioni le decisioni assunte dall’Italia. Il ministro per la Famiglia Eugenia Maria Roccella aveva invece confermato la linea dura contro i sindaci trasgressori.