Due tra i più eminenti attivisti cinesi per i diritti umani sono stati condannati in Cina per sovversione. Le attività incriminate sono quelle relative al New Citizens Moviment, una rete di attivisti molto attiva nella Repubblica Popolare fino al 2013 che i due attivisti hanno co-fondato. Loro si chiamano Xu Zhiyong e Ding Jiaxi. Il primo, giurista, dovrà scontare una pena pari a 14 anni di carcere inflitta da un tribunale della provincia di Shandong, più la sospensione dei diritti politici per quattro anni. Il secondo, avvocato, è stato invece condannato a 12 anni di carcere e non potrà godere dei diritti politici per i prossimi 3 anni.
Cina, attivisti condannati a più i 10 anni di carcere
Un portavoce di Human Rights Watch ha descritto le loro condanne come “crudelmente farsesche” e ha chiesto che le loro condanne vengano immediatamente annullate.
Il Movimento per i nuovi cittadini, fondato dagli attivisti nel 2010, si batte per i diritti civili e la trasparenza del governo.
Questa non è la prima esperienza dietro le sbarre per i due, considerati tra i dissidenti di più alto profilo nel panorama politico cinese: sono stati arrestati per la prima volta nel 2013 per il loro ruolo nelle proteste che chiedevano uguali benefici sociali ed educativi per i lavoratori migranti a Pechino.
Secondo le dichiarazioni dell’avvocato di Ding, espresse alla corte dello Shandong, il 56enne era costretto ad ascoltare musica che veniva trasmessa nella sua cella in maniera costante. Era stato anche costretto a stare seduto in posizione eretta per sette giorni consecutivi dopo il suo arresto nel 2019. Anche il signor Xu, un ex docente di 51 anni presso l’Università delle poste e delle telecomunicazioni di Pechino, ha affermato di essere stato torturato.
“Una Cina democratica deve essere realizzata nel nostro tempo, non possiamo addossare alla prossima generazione questo dovere”, si legge in una dichiarazione di Xu Zhiyong rilasciata in tribunale. “Ho un sogno, il sogno di una Cina bella, libera, giusta e felice. È una Cina democratica che appartiene a tutti su questa terra, a nessuna etnia o partito politico. È veramente un Paese del popolo, il suo governo è scelto con delle elezioni, non con la violenza”.