Il decreto sul Ponte sullo stretto, ampiamente voluto in questa legislatura dal ministro Salvini, approda domani nelle commissioni Ambiente e Trasporti alla Camera. L’iter per la realizzazione del Ponte di Messina prosegue, dunque, anche se non si placano le polemiche. La realizzazione dell’opera, infatti, fa discutere da decenni la politica e divide ancora oggi l’opinione pubblica tra sostenitori e detrattori. Tra questi Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e portavoce di Europa verde, che da anni si batte per impedire la realizzazione di un’opera che, a suo di giudizio, non è prioritaria oltre che inutilmente dispendiosa.

Bonelli (AVS): “Salvini e il Governo non hanno neanche quantificato precisamente i costi del Ponte sullo stretto”

La redazione di TAG24 ha raggiunto Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, il quale ha esposto le ragioni del suo no alla realizzazione del Ponte sullo stretto:

Le ragioni per cui siamo assolutamente contrari sono molte. Il primo motivo è che il Ponte non è una priorità per il Sud. Alla Calabria e alla Sicilia serve molto altro. Entrambe le regioni si trovano in una situazione di deficit strutturale ormai secolare: basti pensare che per fare i 300 km tra Messina e Trapani ci vogliono ben 9 ore. Stiamo parlando di una media di 30 km/h. In alcune zone di Calabria e Sicilia l’acqua potabile è addirittura portata con l’autobotte.

In secondo luogo, il ministro Salvini ha quantificato i costi per 10 miliardi di euro senza alcuno studio a suffragare le sue affermazioni. Il Ponte sullo stretto sarebbe poi realizzato in un’area ad altissimo rischio sismico: ogni anno Calabria e Sicilia si allontanano infatti di qualche millimetro. Per di più l’area ha un grande valore paesaggistico: non a caso l’opera ha per questo già ricevuto nel 2013 il parere negativo della commissione Via del ministero dell’Ambiente.  E poi un’opera del genere non è riuscita in nessuna parte del mondo.

L’esempio a cui fa riferimento Bonelli è quello del ponte di Akashi, in Giappone, la cui campata è lunga 1.900m. Il deputato riporta, infatti, come dal progetto del ponte di Akashi sia stata levata la ferrovia a causa di problemi tecnici non risolti. Secondo Bonelli, dunque «il ministro Salvini vorrebbe fare una cosa non riuscita da nessun altra parte del mondo, in un’area a rischio sismico, quando il suo Governo non riesce neanche a spendere i fondi del Pnrr».

La preoccupazione del portavoce dei Verdi è, peraltro, relativa alla procedura che il Governo e il ministro Salvini intendono attuare. Bonelli ha già annunciato, infatti, la presentazione di una relazione-esposto alla Corte dei conti per capire da dove si prenderanno i fondi necessari alla realizzazione dell’opera. Secondo Bonelli, «il Governo ha già stanziato 340 milioni di euro per le concessioni e le progettazioni. Non c’è però un progetto che definisca la fattibilità economica: si tratta di un paradosso». E ricorda: «il Ponte è stato già oggetto di un duro atto di accusa da parte della Corte dei Conti, che ha già contestato questa modalità e la precedente spesa di un miliardo di euro. Noi di AVS vogliamo evitare il replicarsi di questa situazione».

Nel percorso che porterà alla realizzazione del Ponte è però tutto ancora da definire. Interrogato sull’eventualità che questa sia la volta buona per l’opera – o l’ennesimo nulla di fatto – Bonelli risponde:

Non ho la palla di vetro, però tendo sempre a prendere sul serio gli interlocutori che ho. Certo è complicato prendere seriamente Salvini: quattro anni fa la pensava come me sul Ponte sullo stretto. In molti ricordano la sua intervista in cui affermava, rispetto al Ponte sullo stretto di Messina, le stesse cose che sto dicendo io ora. Come può essere affidabile una persona che cambia idea così profondamente e rapidamente?

Nonostante il giudizio di inaffidabilità su Salvini Bonelli non intende comunque abbassare la guardia. E avverte: «noi ci batteremo in Italia e in Europa per fermare questa opera che è solo un dilapidamento di risorse pubbliche». Sperpero, a suo giudizio, reso ancora più grave dal momento in cui «al Sud c’è una carenza cronica di infrastrutture sociali, scolastiche, sanitarie, ferroviarie. Alla luce di questo, come può il Ponte sullo Stretto essere la priorità?». Rispetto alla rassicurazione della maggioranza, che ha più volte affermato come la realizzazione del Ponte sarà accompagnata dalla messa a terra di opere collaterali, Bonelli afferma:

Ma chi ci crede. Mi pare la scena del film Totò Truffa, con Totò che tenta di vendere la Fontana di Trevi. Siamo a questi livelli. Non è un problema di benaltrismo, è una questione di realtà. Il problema è che il Sud è stato abbandonato. La costruzione del Ponte è una sorta di atto di colonialismo di chi pensa a realizzare un’opera che di fatto non servirà né a siciliani, né a calabresi né ad altri. Le riporto un dato ufficiale dalla relazione dell’ex ministro dei Trasporti Giovannini. Il 76% di utilizzatori dei traghetti che attraversano il Ponte non usa la macchina, ma va a piedi. Il problema non è il Ponte, ma la modernizzazione del sistema dei trasporti navali e delle infrastrutture. Ad oggi, ribadisco, non sappiamo nemmeno dove prenderanno i 10 miliardi. Il rischio è che diventi una mangiatoia di Stato come lo è stata negli anni passati.

Interrogato poi sulle parole di Fratoianni, che ha denunciato come AVS sia sola in questa battaglia, il leader di Europa verde afferma:

Allo stato attuale non abbiamo visto posizioni nette e contrarie, né dal Pd, né dai 5Stelle né dal Terzo Polo. Vedremo cosa accadrà quando arriverà il decreto in aula: ci auguriamo di poter avere un voto comune con le opposizioni ma soprattutto una condivisione di iniziative esterne che consentano di far capire, anche in Europa, che questa non è la priorità del Paese. Se ci sono i fondi, spendiamoli per portare ferrovie in Sicilia e in Calabria, per rimettere a posto l’edilizia scolastica, per fare interventi antisismici. Il paradosso è che si sta progettando un ponte in grado di reggere una scossa da 7 gradi della scala Ritcher mentre le case intorno, con una terremoto di 4 gradi di magnitudo, rischiano di crollare.

Il progetto del Ponte sullo Stretto del ministro Salvini, insomma, non convince minimamente Bonelli. È indubbio però che la realizzazione del Ponte sullo stretto non sia legata solo all’attuale ministro dei Trasporti, ma soprattutto anche a Silvio Berlusconi. Chiediamo dunque a Bonelli se voglia fare un commento sulle fibrillazioni politiche delle ultime settimane e sulla tenuta del Governo dopo il ricovero di Berlusconi:

Io non penso che il Governo sia a rischio. I cambi dei capogruppo più in linea con quella componente di Forza Italia filo-meloniana indicano non ci sia un problema di tenuta del Governo. Casomai, il problema che io vedo  è che questo governo di destra – che una volta si chiamava destra sociale – ora è un governo di destra d’élite. Tutti i provvedimenti che l’esecutivo sta mettendo in campo tutelano i grandi interessi e le grandi lobby: dagli extraprofitti delle società energetiche in poi, passando per gli sconti sulle tasse e le tregue fiscali. Tutto nel momento in cui il caro vita per i cittadini aumenta.