Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha da poco firmato una legge che mette fine allo stato di emergenza da Covid-19, protrattosi per tre anni con lo scopo di istituire o irrigidire le norme sanitarie nel contrasto alla crisi pandemica. Tutte le misure entrate in vigore fino ad ora, incluse quelle che disciplinano i flussi migratori al confine con il Messico (il cosiddetto “Titolo 42”), volute dall’amministrazione Trump, cesseranno quindi a partire dal prossimo 11 maggio. Per i cittadini il cambiamento più evidente sarà dover iniziare a pagare per cose che, fino ad ora, venivano fornite gratuitamente dallo Stato, come i test e i vaccini anti-Covid.
Covid Usa news: verso la fine dello stato d’emergenza
Con la firma della legge, Joe Biden ha dimostrato una volta per tutte di voler archiviare l’argomento Covid, ponendo fine allo stato di emergenza. Ciò significa che, a partire dal prossimo 11 maggio, scadranno anche tutte le norme approvate nel corso della pandemia, tra le quali quelle riguardanti i fondi stanziati per la fornitura gratuita di test e vaccini anti-Covid e quelle che disciplinano i flussi migratori al confine con il Messico – che consentono l’espulsione immediata dei migranti senza visto, anche se potenziali richiedenti asilo, sulla base di rischi di natura sanitaria -, in vigore dal 2020 per volere di Trump. Il provvedimento, che ha diviso i democratici (più di 197 avevano votato contro la risoluzione nel corso della sua approvazione da parte della Camera), è stato di recente approvato dal Senato federale con una maggioranza bipartisan di 68 voti favorevoli e 23 contrari.
I dati della pandemia negli Stati Uniti
Secondo il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, il Covid negli Stati Uniti ha provocato oltre 1,13 milioni di vittime. In particolare, nella settimana che si è chiusa con il 5 aprile, sarebbero stati circa 1.773 i decessi. Lo stato di emergenza che si avvia ora verso la sua conclusione era stato dichiarato da Trump nel 2020. A quasi tre anni dall’inizio della pandemia, ci si prepara quindi ad una svolta.
La situazione in Italia e in Europa
Nelle scorse settimane, il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, aveva dichiarato di essere “abbastanza fiducioso” sul fatto che l’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale da Covid potrà dirsi conclusa entro la fine del 2023. “Il numero di decessi a livello settimanale che vengono segnalati è ora inferiore rispetto a quando abbiamo usato per la prima volta la parola ‘pandemia’ tre anni fa. Il miglioramento è significativo”, aveva detto. A fargli eco, numerosi esperti nazionali e non.
Stando agli ultimi dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, l’incidenza settimanale dei casi Covid sarebbe, in effetti, in diminuzione: nello specifico, nel periodo compreso tra il 15 e il 28 marzo, si sarebbero registrati 34 casi ogni 100mila abitanti, contro i 37 ogni 100mila abitanti della settimana precedente. In lieve calo anche l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero, appena sotto la soglia epidemica: 0,97 al 28 marzo contro 1,01 al 21 marzo. Stabile il tasso di occupazione in terapia intensiva: 0,9% al 6 aprile.
La situazione è nettamente migliore anche nel resto d’Europa. In Germania, a partire dallo scorso 8 aprile, il governo ha detto “basta” anche alle ultime restrizioni anti-Covid previste nel corso della pandemia, come l’obbligo di indossare la mascherina all’interno di studi medici, ospedali e case di riposo, cosa che in Italia avviene tuttora. A riferirlo, il ministro della Salute, Karl Lauterbach, che ha dichiarato che la pandemia “è stata superata con successo”. Ciò anche grazie agli ottimi risultati riscontrati nell’adesione alla campagna di vaccinazione, con la maggior parte della popolazione ormai coperta.