Chi è Gisella Cardia? La veggente della Madonna di Trevignano Romano, seguita dai fedeli fino al Parco di Bracciano e Martignano per ricevere grazie, guarigioni e miracoli.
Si sono riuniti sulla collina. Secondo gli stessi seguaci si arriva a circa 3 mila fedeli. La stampa, invece, ne stima una media di 400.
Scopriamo insieme il mistero di Gisella Cardia, la veggente che pare comunichi con la madonna di Trevignano.
Ogni tre del mese, dagli occhi della statua di legno della Madonna fuoriescono lacrime di sangue. Ma di quale scultura parliamo? Non di quella sulla collina, ma di un’altra, custodita proprio da Gisella Cardi.
A detta sua, l’originale della Madonna di Trevignano.
Cosa sappiamo di Gisella Cardia? Chi è? Cosa fa nella vita?
Chi è Gisella Cardia?
Si tratta di un’ex imprenditrice di 53 anni del settore ceramica siciliana (di Patti) che, secondo quanto raccontato dai fedeli, ha le stigmate ed è rimasta incinta dello spirito santo. All’anagrafe si chiama Maria Giuseppa Scarpulla.
(Da qui, il diminutivo Gisella, che deriverebbe direttamente da Maria Giuseppa.) Il cognome, invece, lo ha preso da suo marito Gianni.
A seguito di un fallimento, (bancarotta) ha ricevuto la condanna di due anni di reclusione, con pena sospesa.
E’ andata a Trevignano, trasformandolo in un luogo di pellegrinaggio.
Con il supporto di suo marito, cinque anni fa, ha viaggiato a Medjugorje portando una statuetta della Madonna di ceramica. A quel punto, la statuetta avrebbe cominciato a lacrimare.
Gisella Cardia ha affermato anche di aver assistito a delle vere e proprie apparizioni della Vergine, che parla con lei, comunicando messaggi da trasmettere fedeli.
Gisella Cardia e veggente le stigmati
La sedicente veggente avrebbe anche delle stigmati che si aprono e sanguinano: sono ferite circolari sulle mani e sui piedi, che ricominciano a far scorrere il sangue, quando si apprestano i giorni sacri di Pasqua. Secondo il medico che ha certificato le ferite, Rosanna Chifari, sono dei veri e propri buchi sanguinanti, che tuttavia non hanno alcuna forma emorragica e profumano di fiori in modo molto intenso.
Quello che le è successo la avvicina particolarmente alla figura di Padre Pio, poiché delle ferite del genere dovrebbero ostacolare il naturale movimento delle mani, eppure la donna riuscirebbe a muoverle senza difficoltà, come riusciva, per l’appunto, anche Padre Pio, che aveva ricevuto delle tracce del genere.
Ma Gisella non ha ricevuto soltanto dei segni divini sul corpo: anche sulle mura di casa si colgono segni del suo rapporto con il divino. Secondo quel che racconta, infatti, sulle pareti di casa sarebbero spuntate croci di sangue e scritte in aramaico, che, sempre seguendo il suggestivo racconto della veggente, sarebbe riuscita a tradurre, grazie all’aiuto di un sacerdote.
Le scritte significavano: “io sono la trinità”.
Il parroco dotto di aramaico, invece, sarebbe padre Sanislao.
Nel racconto della veggente anche dell’olio sarebbe colato da queste testimonianze del rapporto della donna con il divino cristiano. Queste, in particolari, sono le parole della donna: “Ci sono croci e colava olio un po’ ovunque. Anche nella mia camera da letto ci sono segni, come sette croci di sangue. Io rimango 24 ore su 24 in casa mia ad accogliere le persone e a cercare di portarle sulla strada che conduce a Gesù”.
I miracoli e le guarigioni
La donna sarebbe stata protagonista di diversi miracoli, raccontati da lei stessa: non solo i suoi oggetti avrebbero avuto qualità curative, in grado di aiutare nella guarigione persone vittime di una sparatoria, ma sarebbe stata protagonista di una vera e propria moltiplicazione dei cibi. Mentre si preparava a festeggiare con venti persone, le poche fette di pizza a disposizione della veggente avrebbero sfamato tutti gli invitati senza difficoltà, perché non finivano mai. Tagliata una fetta, sembrava che la pizza non finisse comunque mai.
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