La direttrice del quotidiano La Nazione, Agnese Pini, dedica l’editoriale della domenica di Pasqua alla fragilità umana e, soprattutto, al diritto delle persone importanti, di essere fragili. Scrive: “Se esiste una grazia, è quella di potersi dire fragili. E di poter raccontare e mostrare la propria fragilità, intima e fisica, senza paura di ciò che da sempre suona come la più grande minaccia al potere: la debolezza. Del corpo come dello spirito”. E fa alcuni esempi: “Così è semplicemente umanissimo il presidente Usa Joe Biden che inciampa sui suoi passi incerti di ottuagenario mentre sale la scala dell’Air Force One. È umano, umanissimo, papa Francesco che rinuncia alla Via Crucis al Colosseo – il momento più solenne e simbolico dell’anno cristiano – perché “fa freddo”. Sì, fa freddo: e lui, come ogni 86enne reduce da una bronchite, non può permettersi di uscire. “Sono anziano”, ha detto Bergoglio, “e sono ancora vivo”. E ancora: “È umano, umanissimo, anche Silvio Berlusconi ricoverato nella terapia intensiva del San Raffaele: con la sua età, la sua leucemia cronica, le sue complicazioni”. E con l’umanissimo desiderio di tornare a casa e con la stessa umanissima voglia di parlare con i dirigenti del suo partito in attesa del ritorno sulla scena politica.

Quando Golda Meir disse: “Chi non sa piangere non sa neppure sorridere”

Perchè mostrano le loro debolezze? “Perché abbiamo finalmente capito che la fragilità non è debolezza: è solo il ribadire anche attraverso la caducità del corpo che il potere – proprio come il corpo – ha sempre una scadenza. E dunque non ha più bisogno di super uomini, ma solo di uomini, e donne, normali. Come noi” scrive Agnese Pini. In fondo anche una grande persona, quale è stata Golda Meir, prima donna a guidare il governo di Israele in periodi particolarmente difficili, diceva che “l’uomo che non sa piangere non sa neppure sorridere”. E se lo diceva lei c’è da crederle perchè era considerata una donna di ferro, con un piglio deciso, determinato.

Stefano Bisi