Il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti ha richiesto provvedimenti nei confronti di plantigradi “problematici” presenti sul territorio. In seguito al caso del runner ucciso da orso in Trentino, la Provincia si sta infatti muovendo con un obiettivo a lungo termine, ovvero quello di ridurre drasticamente il numero di esemplari nella Regione.

L’orso responsabile della morte del 26enne Andrea Papi non è l’unico individuato come minaccia per l’uomo dalla Provincia di Trento. Una volta identificato sarà abbattuto e la stessa sorte sembra che riguarderà diversi suoi simili. La giunta guidata da Maurizio Fugatti ha intanto ritenuto altri tre plantigradi problematici ma, sul nel territorio dove si è verificata l’aggressione, oggi ne vivono più di un centinaio. Tale numero verrà notevolmente diminuito.

Quali saranno gli esemplari abbattuti dopo il caso del runner ucciso da orso in Trentino

Come già emerso (insieme a numerose polemiche) a rischiare sono gli esemplari Mj5, Jj4 e M62. Le ragioni correlate al primo della lista si riconducono ad un‘aggressione fatta dall’orso, lo scorso 5 marzo, ai danni di un escursionista 38enne intento a fare una camminata con il proprio cane nell’area verde. Per sua fortuna le ferite riportate sono state lievi e circoscritte ad un braccio e alla testa. Mj5 è un maschio di 18 anni nato nel 2005 da Maja e Joze. Si tratta dei due orsi sloveni grazie ai quali è stato avviato il progetto Life Ursus sulle Alpi a partire dagli anni Novanta.

Gli altri due esemplari: l’orsa “Gaia” e un maschio “troppo confidente”

Il secondo orso sul quale pende il pericolo della “condanna a morte” è Jj4. L’orsa è nota con il nome di Gaia tra coloro che si stanno spendendo e muovendo nell’ambiente animalista per opporsi all’abbattimento. L’esemplare è “sotto accusa” in seguito ad un’aggressione che si è verificata in Trentino Alto Adige, il 22 giugno del 2020. Sono stati attaccati padre e figlio sul Monte Peller mentre i due si stavano accingendo a percorrere un sentiero. Il giovane era di poco davanti rispetto al padre lungo il percorso e si è imbattuto all’improvviso nell’orsa. Rispondendo all’attacco il secondo uomo è intervenuto subito in difesa del figlio. La ferita in questo caso è stata la frattura di una gamba, in più punti, riportata dal genitore del ragazzo aggredito dall’animale.

Il terzo esemplare a rischio è M62. La Provincia autonoma di Trento lo ritiene infatti “troppo confidente”, sebbene non risultino aggressioni da lui commesse. Tale plantigrado è monitorato da tempo essendo frequenti e abituali le sue visite nei presso dei centri abitati vicini. Circa un anno fa l’orso in questione ha provato ad entrare all’interno di una proprietà, rompendo due finestre di un locale adibito a dispensa al piano terra di una casa abitata a maso Testoni. Il tentativo di entrare nel presso sito nel comune di Campodenno era dovuto alla presenza delle sue prede, ovvero delle galline.

I motivi per i quali si ritengono problematici diversi orsi presenti sul territorio

Per quel che concerne le ragioni dei provvedimenti presi ne ha parlato il Presidente della Provincia Maurizio Fugatti:

“Ad oggi i casi di orso problematico, dei quali è già stata informata Ispra, sono tre. Nei prossimi giorni verrà fatta richiesta di abbattimento di questi tre esemplari: Mj5 (responsabile dell’aggressione del 5 marzo scorso), Jj4 e M62. Abbiamo avuto già rassicurazioni da parte Ispra di dell’accoglimento di queste richieste. Il progetto ‘Life Ursus’ che ha reintrodotto l’orso in Trentino con questi numeri non può durare. La presenza di oltre un centinaio di esemplari sul territorio Trentino non è sostenibile. Dobbiamo riportare la popolazione a circa 50 unità. Non importa come”.

Al momento non sono ancora note le modalità attraverso le quali la Provincia ha intenzione di ridurre drasticamente il numero di orsi sul territorio. Lo studio di fattibilità del piano per riportare i plantigradi sul territorio era stato curato dall’Istituto nazionale per la fauna selvatica e aveva accertato l’idoneità ambientale per ospitare una popolazione vitale di plantigradi (40-60 orsi). Quello era infatti lo scopo del progetto in origine.