Assegno unico con i nuovi importi rivisti all’inflazione dell’8,2% e maggiorazioni spettanti per figli piccoli o famiglie numerose. Rispetto alla domanda del 2022, nel frattempo la famiglia potrebbe essersi allargata con l’arrivo di un nuovo figlio. Cosa fare in questo caso? È necessario inviare una nuova domanda di assegno unico? Le risposte sono state fornite dall’Inps nell’ultima circolare del 7 aprile scorso, nella quale si fissano anche gli importi aumentati al tasso di inflazione e le maggiorazioni arrivate dalla legge di Bilancio 2023. Tra queste ultime, per ogni figlio di età inferiore a un anno, l’importo dell’assegno unico per i figli viene maggiorato nella misura del 50 per cento. La maggiorazione spetta fino al compimento del primo anno di età del figlio.
Assegno unico importi 2023, cosa fare se nasce un altro figlio: serve un’altra domanda?
Esempio di nuovi importi aumenti e maggiorazioni spettanti dell’assegno unico può essere fatto per le famiglie composte da genitori e due figli minorenni non disabili. Ammettiamo che il secondo figlio sia nato nello scorso dicembre 2022 e che la famiglia abbia già presentato la domanda dell’assegno unico per il figlio quattordicenne un anno fa, quando la misura fu introdotta. Con l’allargarsi della famiglia, non è necessario presentare una nuova domanda di assegno unico includendo anche l’ultimo componente arrivato. Basta, semplicemente, inserire la scheda del figlio nato a dicembre scorso e procedere con la presentazione dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) relativa all’anno 2023.
Assegno unico importi 2023: aumenti per inflazione 2022 e maggiorazioni figli minorenni
Conseguentemente, per il primo figlio spetta l’indennità nei mesi di gennaio e febbraio 2023 sulla base dell’Isee del 2022. A meno che la famiglia non abbia già presentato, nel frattempo, l’Isee aggiornato al 2023 (entro il 28 febbraio o entro il 30 giugno 2023 per non perdere gli aumenti degli importi e gli arretrati spettanti) includendo anche il secondo figlio nato a dicembre. In quest’ultimo caso, gli importi risulteranno aggiornati e alla famiglia spetteranno le maggiorazioni dovute per il figlio di età inferiore a un anno. Se la famiglia possiede un Isee 2023 di 15mila euro, per il figlio nato a dicembre spettano tutte le mensilità a decorrere da gennaio 2023 con la maggiorazione del 50 per cento come previsto dalle nuove disposizioni entrate in vigore quest’anno.
Pagamento gravidanza: ecco quanto spetta
Inoltre, alla famiglia spettano anche le mensilità dell’assegno unico di ottobre e novembre, rispettivamente settimo e ottavo mese di gravidanza, più la mensilità di nascita di dicembre 2022 agli importi dello scorso anno. Ricapitolando, per il figlio di 14 anni, la famiglia si vedrà riconosciuto l’assegno unico della mensilità di gennaio e febbraio 2023 pari a 189,20. Si tratta dell’importo base di 175 euro aumentato del tasso di inflazione dell’8,2 per cento. Per il figlio di 14 anni la famiglia continuerà a percepire 189,20 euro mensili da marzo a dicembre 2023. Per il secondo figlio nato a dicembre scorso, si percepiscono le mensilità del settimo e ottavo mese di gravidanza, pari a 175 euro mensili, in base agli importi in vigore fino al 31 dicembre 2022.
Quanto si prende di assegno unico nel 2023?
In più, la famiglia percepisce di assegno unico la rata di dicembre 2022, mese di nascita, pari a 175 euro. A partire da gennaio 2023, l’importo spettante per il figlio nato a dicembre è cosi ricalcolato: alla base di 189,20 euro deve essere aggiunta la maggiorazione del 50 per cento, per un complessivo di 289,80 euro. Questo importo sarà percepito dalla famiglia per il secondo figlio fino a dicembre 2023. Se la famiglia non ha rinnovato la Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) entro il 28 febbraio scorso, utile per il calcolo dell’Isee 2023, lo può fare successivamente. In tal caso, per le prime mensilità dell’anno si continuano a percepire 175 euro (importo del 2022), in attesa di aggiornamento dell’indicatore. Con l’aggiornamento arriveranno anche i pagamenti degli arretrati spettanti per la differenza di importi tra il 2023 e il 2022, pari all’8,2 per cento che è il tasso di inflazione.