“Che il sacrificio di Mirko sia memoria collettiva”. Sono queste le parole che Paola Piras ha dedicato al figlio Mirko Farci in un’intervista rilasciata al Corriere, a pochi giorni da quello che avrebbe dovuto essere il suo 22esimo compleanno. Il giovane fu ucciso l’11 maggio 2021 dall’ex compagno della donna, il 31enne di origini pakistane Masih Shadid, per aver tentato di difendere la madre dall’aggressione. L’uomo, accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, è stato condannato all’ergastolo lo scorso febbraio. Per gli inquirenti si sarebbe recato nella casa in cui la donna viveva con i suoi figli, a Tortolì, con il preciso intento di mettere fine alla sua vita.

Mirko Farci omicidio: tra poco il giovane avrebbe compiuto 22 anni

Avrebbe compiuto 22 anni il prossimo 11 aprile, se la sua vita non fosse stata spezzata all’improvviso dalla furia cieca di un uomo, l’ex compagno della madre. È il tragico destino toccato a Mirko Farci, il ragazzo ucciso a coltellate l’11 maggio del 2021 per aver tentato di difendere la madre dalle violenze di Masih Shadid, da poco condannato all’ergastolo. “Vorrei che il sacrificio di Mirko fosse parte della memoria collettiva di questo Paese contro ogni violenza”, ha dichiarato la madre, Paola Piras, ai microfoni del Corriere, ricordandolo.

“Sarebbe bello se il mondo conoscesse almeno un po’ di lui. La sua simpatia esagerata, la sua disponibilità, la gentilezza, le linguacce, la dolcezza, quel sorriso perenne, perché il mio Mirko se lo merita”, ha aggiunto la donna, che sta ancora facendo i conti con quanto accaduto. Colpita da 18 coltellate, fu costretta a oltre quaranta giorni di coma e due mesi di ricovero in ospedale – oltre ad una lunga riabilitazione -, e ne porta ancora addosso i segni. Se si è salvata dalla violenza dell’uomo è grazie al figlio, ucciso con due fendenti al torace perché intervenuto in difesa della madre nella loro casa di Tortolì, in provincia di Nuoro, cercando di farle da scudo con il suo corpo.

“Io non ricordo niente, per me quella mattina e tanti altri momenti sono il buio – dice ora la donna -. Una cosa però l’ho saputa: mi hanno detto che quando mi hanno trovata, Mirko era già morto, accanto a me, e io lo accarezzavo”. A lui era andato il suo primo pensiero una volta risvegliatasi dal coma. Da lì a pochi mesi, il ragazzo avrebbe dovuto prendere il diploma da chef. Da tempo si occupava dei suoi fratelli più piccoli come un padre. “Hai vissuto la tua vita sapendo che non saresti stato mai più giovane, ma nessuno immaginava che non saresti stato mai adulto”, aveva scritto uno di loro, Lorenzo, in occasione del primo anniversario della sua morte.

Condannato all’ergastolo Masih Shadid

Per la morte di Mirko, lo scorso febbraio Masih Shadid è stato condannato all’ergastolo e a quattro mesi di isolamento diurno, quattro in meno rispetto a quelli chiesti inizialmente dall’accusa. L’uomo, accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e reo confesso, non ha mai mostrato evidenti segni di pentimento e, nei mesi precedenti alla lettura della sentenza di condanna da parte della Corte d’Assise di Cagliari, aveva dichiarato di essersi recato a casa dell’ex compagna per un chiarimento e non per ucciderla. Qui, aveva detto, era stato aggredito senza motivo dal 19enne e aveva agito per difendersi. Una versione, la sua, contestata dall’accusa e dagli inquirenti. “C’è stata premeditazione. C’era una forte e malsana gelosia nei confronti della sua ex”, ha affermato la pm, Giovanna Morra, nel corso della sua requisitoria. E ha aggiunto: “E l’imputato non voleva uccidere solo Paola, ma aveva programmato anche di eliminare Mirko”.