Israele risulta di fatto circondata dai suoi nemici dopo lo scontro militare avvenuto questa notte al confine con la Siria. La prima a colpire è stata Damasco, che ha lanciato sei razzi verso il territorio israeliano. Il Paese cristiano ha replicato prendendo di mira un complesso militare e postazioni radar e di artiglieria nemiche.

Sono giorni intensi nella penisola, con il timore che l’incursione iniziale della polizia israeliana ad al-Aqsa possa aver creato un pericoloso effetto domino.

Riaffiorano le ruggini tra Israele e Siria, ancora raid aerei al confine

Secondo i media statali, sono state udite esplosioni da Damasco, la capitale siriana, distante circa 50 km dal confine. Il Ministero della Difesa della Siria ha riferito che diverse munizioni sono state lanciate dalle alture del Golan, occupate da Israele sin dagli anni Ottanta. Per il momento non sono state segnalate vittime.

Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno dichiarato di aver agito per proteggere la sovranità del Paese dopo che tre dei sei razzi hanno attraversato il territorio controllato da Israele. Senza rivendicare la responsabilità, un consigliere del presidente siriano Bashar al-Assad ha definito i precedenti attacchi missilistici “parte della risposta precedente, presente e continua al nemico brutale”.

Israele ritiene la Siria responsabile di tutto ciò che è avvenuto sul suo territorio e l’IDF ha anche effettuato attacchi con droni e artiglieria come rappresaglia.

Mentre il fuoco incrociato continuava, sabato sera i fedeli palestinesi si sono riuniti all’interno della Moschea di al-Aqsa. Qui, uno dei luoghi simbolo dell’Islam, sono avvenuti in principio violenti scontri tra fedeli e forze dell’ordine israeliane la scorsa settimana.

Ancora minacce sul caso al-Aqsa

Per quanto concerne l’assalto alla moschea di Al-Aqsa, i diplomatici israeliani hanno chiesto alla Giordania, che “governa” il sito, di sgomberare l’area. Alcuni fedeli avrebbero pianificato una rivolta sotto le mentite spoglie di Hamas, il gruppo terroristico insediato a Gaza. Amman si è però rifiutata di eseguire l’ordine e ha avvertito di possibili conseguenze disastrose se le forze israeliane avessero preso di nuovo d’assalto la moschea.

Se la polizia israeliana dovesse aggredire di nuovo i fedeli, spingerebbe la situazione verso ulteriori tensioni e violenze, di cui tutti pagheranno il prezzo“, ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri giordano, l’ambasciatore Sinan al-Majali. In precedenza il ministero degli Esteri israeliano aveva chiesto alle guardie giordane del Waqf di “allontanare immediatamente dalla moschea di al-Aqsa questi estremisti