Una leggenda del tennis italiano, Fabio Fognini, ha parlato della componente mentale per chi gioca a tennis, in un periodo molto difficile per lui dove non riesce ad esprimersi al meglio e spesso i risultati non sono positivi.
In particolare in questo periodo, che sono nella parte finale della mia carriera, sto soffrendo molto il non vincere partite. Mi fa star male. Ho molta voglia, sono attaccato a quello che faccio. Mancano i risultati per fermi tornare quella confidenza che mi lascia giocare tranquillo e che non mi fa pensare. Spesso il miglior tennis uno lo gioca quando non pensa
Fognini: “L’allenamento mentale è fondamentale”
Negli anni ho capito che la componente psicologica è forse quella principale nel tennis. C’è un enorme carico di tensione, e se si vuole eccellere, la mente fa tanto. Io ho seguito sempre di più un certo tipo di allenamento mentale, anche per l’esigenza di uscire da certe situazioni
Il racconto dell’attacco di panico di Parigi
Parlando di allenamento psicologico Fognini ricorda un episodio avvenuto a Parigi, quando pensava stesse per morire.
Mi ricordo che un anno ero a Parigi, una notte mi alzai quasi piangendo, vicino a Flavia Pennetta. Pensavo di morire. Stavo sudando, tachicardia, il braccio sinistro non lo sentivo. Pensavo mi stesse venendo un infarto. E invece no, era un attacco di panico. Il giorno dopo sono entrato in campo e non sapevo che pesci prendere, non riuscivo a respirare bene. Questi attacchi di panico vanno gestiti, ci si deve lavorare, abituando la mente con degli esercizi. All’inizio mi sono spaventato, ma non come giocatore di tennis: come persona. Non si tratta di soffrire in campo, quella è una sofferenza che sono disposto a provare. Ma fuori dal campo non voglio soffrire in questa maniera. Ho cercato una soluzione e l’ho trovata, però ho fatto molta fatica