L’orso attacca l’uomo, meno di quanto sembri. Ultimamente, dalle notizie che circolano, può sembrare che gli attacchi subiti dall’uomo, da parte di un orso, siano più frequenti di qualche tempo fa, o almeno siano in aumento. In realtà, quello che succede, dipende un po’ dall’impatto psicologico che si ha leggendo e/o apprendendo una notizia del genere. Perché episodi del genere rimangono impressi nella mente per la loro particolarità, visto che, secondo le statistiche, il fatto che un orso attacchi l’uomo non è veramente una cosa cosa che si verifica con frequenza e soprattutto con facilità, anzi. La probabilità che una persona venga aggredita da un plantigrado, pur invadendo il suo habitat naturale, è pari ad 1 su 2,1 milioni. Certo è che, nonostante i numeri siano questi, succede che questi episodi si verifichino e soprattutto quando vengono registrati, può accadere che gli esiti siano drammatici. Di sicuro ogni volta che un orso attacca qualcuno nei boschi, si alza l’attenzione. L’ultimo in ordine di tempo riguarda, purtroppo, la morte da parte di un giovane runner provocata lo scorso 6 aprile 2023 mentre l’uomo stava correndo tra i boschi della Val di Sole, in Trentino. Secondo quanto rilevato dagli esperti si tratta proprio di un decesso provocato dall’attacco da parte dell’animale selvatico, di un orso bruno europeo (Ursus arctos). Quando proprio solo un mese prima, un altro uomo si era trovato difronte ad un orso a circa 2.000 metri di altitudine in val di Rabbi.

Gli attacchi degli orsi all’uomo non sarebbero in aumento, secondo gli esperti sono episodi sporadici

Quindi starebbero aumentando le possibilità di trovarsi di fronte ad un orso se si invade il suo territorio? Secondo uno studio effettuato da National Park Service statunitense è più facile che si venga uccisi da uno shock anafilattico, magari se punti da un ape in un bosco, che proprio dall’attacco un plantigrado. Ciò non toglie, come succede per esempio quando si parla di attacchi di squali, che questi avvengano e che purtroppo possono avere esiti letali. Secondo le statistiche, in tutto il mondo, le ultime stime parlano di circa 40 aggressioni all’anno. Questi sono numeri che riguardano gli attacchi denunciati in tutto il mondo, bisogna sottolinearlo. Mentre se l’attenzione si sposta in Italia, secondo i dati del Wwf, sono stati registrati otto attacchi (compreso quello del 6 aprile scorso) di orsi verso uomini nell’arco dei 365 giorni. La più recente ricerca scientifica sul tema risale al 2019 ed è stata pubblicata su Scientific report. A realizzarla sono stati alcuni ricercatori delle Università di Oviedo (Spagna) e del Muse di Trento. La relazione, secondo i dati raccolti ha evidenziato che ci sono stati 664 attacchi di orso bruno europeo (Ursus arctos, la specie che vive anche in Trentino), compiuti nell’arco di 15 anni in tutto il mondo, ovvero ne periodo intercorso tra il 2000 e il 2015. In media ci sono stati 39,6 attacchi all’anno nelle tre grandi macro aree dove vive l’orso bruno: il nord America, l’Europa e la zona orientale (Russia, Turchia, Iran e Asia in generale). Nello specifico, 183 episodi in Nord America, 291 in Europa e 190 in Russia, Iran e Turchia. Ancora molto diffuso in Nord-America e in Russia, l’orso bruno è invece poco diffuso in Italia. Nel nostro paese vivono tre gruppi distinti: due nelle Alpi, in Trentino e nella zona di confine tra Friuli Venezia Giulia, Austria e Slovenia, e uno sull’Appennino, dove vive l’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) che è una sottospecie unica ed endemica del nostro Paese. In tutto si stima che in Italia vivano circa 200 esemplari: 80 in Trentino (stime 2021), 50/60 nell’Appennino e il resto nelle Alpi orientali.

In Italia l’orso bruno è nella lista rossa delle specie in estinzione

Pur essendo ancora molto diffuso in Europa orientale, Russia e nord America, l’orso bruno è inserito nella lista rossa delle specie minacciate di estinzione redatta dall’IUCN (International Union for Conservation of Nature). Le popolazioni italiane si trovano in uno stato di maggiore criticità proprio a causa dell’esiguo numero, dell’isolamento e dal persistere delle minacce. In Europa le aggressioni sono più frequenti in Romania, questo perché è un paese in cui vengono cacciati gli orsi che quindi spesso si attaccano per difendersi. E se in un anno sono mediamente registrati 18,2 attacchi, escludendo la Romania scendono a 10.