Cosa vuol dire essere sieropositivo? Esserlo significa avere nel sangue la presenza di specifici anticorpi per HIV, dunque indica il fatto che si ha contratto un’infezione da HIV.
Per sapere se si è sieropositivi o meno, è possibile svolgere un test per l’HIV. Nonostante questo, è bene tenere a mente che nessun test può rilevare la presenza del virus subito dopo il contagio e il periodo finestra, ovvero il periodo che deve intercorrere tra l’avvenuto contagio e la positività del test, varia di persona in persona. Un periodo definitivo, però, è quello che equivale a quaranta giorni: a quaranta giorni dall’esposizione al virus, infatti, è possibile ottenere dei risultati attendibili circa il contagio.
Di solito, i risultati del test sono comunque disponibili dopo tre giorni e il prelievo può essere svolto in qualsiasi momento, senza che sia necessario essere a digiuno, prima di svolgere l’esame.
Cosa vuol dire essere sieropositivo?
Essere sieropositivi significa aver contratto un’infezione da HIV.
L’HIV è un virus che attacca il sistema immunitario, in particolare un tipo di globuli bianchi, i linfociti T CD4+, i quali hanno un ruolo fondamentale nella difesa dell’organismo dalle diverse infezioni.
Dopo il contagio, le difese immunitarie si abbassano progressivamente e notevolmente, fino a quando l’organismo non diventa in modo particolare suscettibile ad infezioni di altri virus, funghi, batteri.
La storia naturale del decorso da HIV (una storia, dunque, in cui la malattia non viene trattata in nessun modo) prevede la presenza di tre fasi differenti:
1- l’infezione acuta: è la prima fase e si manifesta entro le 2 o 4 settimane dal contagio. E’ la fase più infettiva ed è caratterizzata da sintomi alquanto aspecifici. Talvolta, può passare inosservata, anche perché potrebbe presentarsi come asintomatica;
2- fase di latenza clinica: in questa fase, si instaura un’infezione cronica, ma la fase è caratterizzata da un apparente benessere e da una possibile asintomaticità: se non viene intrapreso nessun trattamento contro l’infezione da HIV, tuttavia, il progressivo indebolimento del sistema immunitario inizia a manifestarsi con alcuni segni specifici;
3- la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS): è la fase contraddistinta da un gravissimo deficit di difese immunitarie linfociti T CD4+ da parte del virus HIV: l’organismo non è più in grado di contrastare malattie e infezioni.
Farmaci per l’hiv: cosa fanno, quando si possono assumere
I farmaci utilizzati per trattare la malattia sono gli antiretrovirali, i quali possono essere assunti in qualunque stadio della malattia e aiutano a prevenire o rallentare la progressione dell’infezione da una fase all’altra, con degli ottimi risultati nel lungo tempo e con la possibilità di una maggiore efficacia quanto prima viene iniziato il trattamento.
Attualmente, infatti, non esiste il modo di eliminare completamente il virus dall’organismo e che consenta di guarire dall’infezione da HIV: tali farmaci si basano sulla possibilità di trasformare l’HIV in una malattia cronica.
Tali farmaci riescono a bloccare la replicazione di HIV, riducendo la carica virale a livelli non più rilevabili dai test di laboratorio.
La terapia, una volta iniziata, non deve essere mai interrotta: qualora fosse possibile riscontrare la malattia in tempo e iniziare a curarsi in tempo, la qualità della vita del paziente è considerabile medio/alta. Si ha possibilità di vivere quanto una persona che non ha mai contratto l’infezione.
Come convivere con l’hiv
Nonostante lo stigma attraversato da lungo tempo dalle persone che hanno sofferto di HIV nel corso dello scorso secolo e le difficoltà incontrate nella cura, oggi le persone con l’HIV hanno una possibilità di vita decisamente più alta, grazie alle importanti terapie, che nel corso della storia sono state introdotte.
In particolare, nel 1996, l’introduzione delle terapie antiretrovirali ha rappresentato una svolta nella storia dell’HIV, determinando l’immediato crollo delle diagnosi di AIDS e della mortalità. Oltre a sostenere lo stato di salute, le terapie sono in grado di diminuire la capacità infettiva dell’HIV riducendo significativamente il rischio di trasmettere il virus ad altre persone.
Questa possibilità permette al virus di essere contenuto.