Il 6 aprile non sarà mai un giorno come un altro. Almeno per gli aquilani e per tutti gli abruzzesi. Chi ha vissuto quegli interminabili secondi non dimenticherà mai questo giorno. La paura, la corsa per fuggire dal proprio letto, dalla propria abitazione. Tutti impotenti ed innocenti. Ricordi indelebili, almeno per chi ce l’ha fatta perché c’è chi questo terrore non lo può raccontare ma lo ha vissuto sulla pelle per perdere poi la vita. Sotto le macerie, ricoperti dalle mura e dai frammenti della propria casa.
Terremoto L’Aquila, il ricordo
Pensare che c’è chi quell’abitazione l’ha costruita con immensi sacrifici. E sono proprio quei sudori, quei sacrifici che hanno poi schiacciato in maniera fatale chi ha dato la vita per il proprio territorio, per il proprio nido familiare. Sono loro i veri eroi, immensamente compianti da noi che siamo rimasti. Sono angeli indimenticabili che ci aiutano a capire che la vita va apprezzata e vissuta in ogni attimo. Perché è proprio in un attimo che vola via, senza poter fare nulla. L’Abruzzo, nonostante lo choc di 14 anni fa, ha reagito e si è rialzato. Ma lo ha fatto da solo, con la forza e il coraggio di ogni singolo cittadino. Senza nessun aiuto e in silenzio. Piano piano, passo dopo passo, anno dopo anno.
Ogni abruzzese rammenta quel giorno con tristezza ma anche con orgoglio perché ognuno ha combattuto la propria paura verso il nemico invisibile (il terremoto). E allora il 6 aprile deve essere la giornata del ricordo per chi è salito al cielo ma deve essere anche la giornata della forza insita in ogni abruzzese che sa rialzarsi sempre nelle avversità della vita.
Damiano Mazzoni