La visita ufficiale di Xi Jinping, presidente della repubblica popolare cinese, volato a Mosca per incontrare il suo omologo russo Vladimir Putin, non è passata di certo inosservata nel quadro diplomatico internazionale. Due potenze, storicamente alleate nella visione degli equilibri geopolitici internazionali, che in un momento tanto delicato quanto decisivo per scrivere le sorti degli equilibri globali, si concedono un incontro diplomatico ufficiale per rafforzare la loro partnership economica e strategica.
Per il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, l’incontro con il suo omologo cinese Xi Jinping ha avuto un duplice significato. Se da un lato, la visita ufficiale del neo-rieletto presidente della repubblica popolare cinese Xi Jinping a Mosca ha permesso di mostrare, a livello globale, la continuità d’intesa politica e strategica tra Mosca e Pechino ponendo, sotto i riflettori, l’importanza di un’alleanza in grado di influenzare gli equilibri geo-politici. Dall’altro, la visita ufficiale di Xi Jinping ha permesso a Putin di mostrare, su uno scenario internazionale, una Russia non del tutto isolata, come speravano i paesi uniti nell’alleanza Atlantica, sotto l’azione delle sanzioni economiche imposte.
In uno scenario internazionale cosi delicato e complesso, con i rapporti diplomatici tra Mosca, Washington e le cancellerie diplomatiche europee non idilliaci, Pechino è l’unico alleato in grado di sostenere economicamente e politicamente Mosca ma allo stesso tempo, può essere l’unico ago della bilancia, a livello internazionale, in grado di dissuadere Putin dal raggiungimento dei suoi obiettivi militari.
In uno scenario cosi complesso, il presidente ucraino Zelenski tenta di aprire un canale diplomatico con la Cina; affidando a Xi Jinping il ruolo di possibile mediatore per la pace.
Pechino, un alleato fondamentale per Mosca
Per molti anni l’Europa, che non ha mai sviluppato un piano energetico in grado di fornire a se stessa una sicurezza energetica, ha considerato Mosca come un partner strategico, in grado di fornire grandi quantità di gas metano con un’ampia rete di pipe-line, e allo stesso tempo affidabile, essendo in grado di erogare, a prezzi relativamente competitivi, le proprie forniture energetiche.
Con l’escalation militare, e l’entrata in vigore dei primi pacchetti di sanzioni economiche imposte dagli USA e dall’Europa per dissuadere Mosca dal raggiungimento degli obiettivi militari, l’export energetico russo è stato fortemente penalizzato. Con uno scenario simile i flussi economici, derivati dalla vendita dei prodotti energetici verso gli stati europei, hanno subito una netta diminuzione; spingendo Mosca nell’istaurare relazioni economiche più solide con Pechino, considerato uno storico alleato politico della Russia.
In pochi mesi, Pechino ha assunto la posizione di partner strategico, sia a livello economico sia politico, fondamentale per la Russia. Dal punto di vista economico, la Cina rappresenta per Mosca un enorme bacino per il suo export, in particolar modo per il settore energetico, tanto che; dall’entrata in vigore delle sanzioni economiche imposte da Europa e USA, Pechino è l’acquirente principale di gas e petrolio russo. Nel quadro politico, la repubblica popolare cinese, storicamente, ha avuto sempre un orientamento politico più vicino alla dottrina russa e meno propensa al modello di democrazia americana; per Mosca i rapporti diplomatici con Pechino sono quindi di fondamentale importanza tanto per sostenere la propria economia interna, duramente colpita dalle sanzioni economiche imposte e dagli ingenti sforzi economici per sostenere l’attività militare, quanto per vantare, sullo scacchiere internazionale, un’alleanza tanto potente quanto influente.
I cordiali rapporti diplomatici tra le cancellerie di Mosca e Pechino, potrebbero permettere alla Cina di giocare un ruolo fondamentale per giungere sia a una condizione di cessate il fuoco, fermando quindi subito le ostilità militari tra Russia e Kiev, ma potrebbe ricoprire un ruolo da vero e proprio mediatore di pace per giungere a un trattato che ponga fine definitivamente alle ostilità.
Con il documento per la pace presentato da Pechino, per tentare di porre fine all’escalation militare in Ucraina, la Cina tenta di giocare un ruolo fondamentale per fermare l’escalation bellica; in uno scenario in cui il pericolo di arrivare a uno scontro militare tra potenze nucleare si sta rendendo concreto.
L’influenza della mediazione cinese
Con i rapporti tra Mosca e Washington scesi a livelli minimi, e con i rapporti diplomatici tra Mosca e le cancellerie europee non idilliaci; Pechino potrebbe essere il baricentro per giungere a un equilibrio diplomatico tra gli attori coinvolti nello scontro militare e diplomatico.
Sullo scacchiere internazionale, la Cina ricopre una posizione molto importante; che le permette di ribadire e rafforzare il suo status di potenza in grado d’influenzare la geo-politica internazionale. Infatti, se da un lato l’invito del presidente ucraino Zelenski, rivolto a Xi Jinping d’incontrarsi per discutere sul documento per la pace presentato da Pechino a Mosca, rappresenta una deriva della linea d’azione dettata da Washington e dai paesi uniti dall’alleanza Atlantica, dall’altro l’invito del presidente ucraino incalza diplomaticamente Pechino che, sotto il peso delle pressioni mediatiche, può vantare di essere, a gran voce e da più attori, chiamato in causa come possibile mediatore internazionale per la pace.
Per la Cina, chiamata a ricoprire un ruolo cosi decisivo per l’evoluzione e le sorti dello scontro armato in territorio ucraino, si prospetta l’opportunità di una presa di posizione tanto efficace quando influente, sia a livello internazionale con le future evoluzioni dei rapporti diplomatici, che nell’ambito economico.
Dal punto di vista politico, essendo Pechino storicamente più vicino alla dottrina russa, potrebbe ambire a rafforzare il partenariato strategico e militare con Mosca; il che permetterebbe all’alleanza Pechino – Mosca di avere una maggiore valenza internazionale. Inoltre, con una presa di posizione netta di Pechino a favore di Mosca, la Cina potrebbe mandare chiari segnali alla politica oltre oceano di non interferire con il delicato dossier Taiwan.
Esaminando lo scenario dal punto di vista economico, una presa di posizione netta della Cina a favore di Mosca, potrebbe provocare tensioni finanziarie il che, essendo l’Europa il miglior partner per l’export cinese, significherebbe una perdita ingente di flussi economici verso Pechino. Lo scenario potrebbe essere ulteriormente svantaggioso per la Cina qualora, a fronte di un coinvolgimento diretto del dragone a sostegno di Mosca, fossero applicate pesanti sanzioni economiche all’economia Cinese analoghe a quelle adottate per la Russia.
Le ambizioni del dragone
Da molti anni la Cina ambisce ad acquisire il primato di prima economia mondiale, surclassando gli USA dal gradino più alto del podio.
Con un’economia cinese molto influenzata dall’export, le tensioni militari internazionali e il possibile coinvolgimento diretto di nuovi attori internazionali nello scontro, rappresentano per Pechino una minaccia ai propri obiettivi di espansione economica.
L’Europa si conferma essere il primo partner commerciale per l’export della Cina, stimato nel 2022 a circa 828 miliardi di dollari, il che rappresenta un enorme flusso economico fondamentale per le finanze di Pechino e non di certo paragonabile all’export significativamente più basso della Cina verso la Russia.
Pechino è consapevole che il mercato europeo, al contrario del mercato russo con un giro d’affari nettamente inferiore, è fondamentale per la propria espansione economica. Un coinvolgimento troppo diretto del dragone, nel conflitto militare intrapreso dalla russa ai danni dell’Ucraina, rischierebbe di trasformarsi per pechino in una lama a doppio taglio dove, da un lato potrebbe essere esposta ai rischi di sanzioni economiche analoghe a quelle imposte dagli USA e dall’Europa alla Russia, dall’altro vedrebbe svanire le proprie ambizioni di conquistare la leadership mondiale di prima economia globale sotto il peso della notevole riduzione dell’export verso i paesi Europei.
Per questo motivo, senza un coinvolgimento diretto nello scontro e con una possibile azione di mediazione per la pace, Pechino potrebbe puntare al bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Consapevole di non volere uno scontro militare diretto con gli USA e l’Europa, molto rischioso sia a livello militare che economico, ambisce a una posizione di mediatore di pace senza interrompere i rapporti diplomatici con un partner strategico come Mosca. Il che, a livello internazionale, permetterebbe alla Cina di rafforzare la propria immagine di potenza in grado d’influenzare la geo-politica internazionale, ma allo stesso tempo di non essere economicamente danneggiata da eventuali sanzioni o tensioni economiche internazionali.
Zelenski, seppur consapevole che il supporto politico e militare degli USA e dell’Europa sono fondamentali per respingere l’invasione russa, con l’invito del presidente Xi jinping a Kiev tenta di allacciare un canale diplomatico che possa permettere a Pechino di valutare quanto sia più importante, per raggiungere i propri obiettivi, l’integrità territoriale ucraina e i rapporti economici con l’Europa rispetto al sostegno incondizionato verso Mosca.
Pechino, un mediatore scomodo per Washington
Per Kiev, sin dalle prime ore successive all’invasione dell’esercito russo dei territori ucraini, gli Stati Uniti si sono dimostrati essere il principale alleato politico, condannando le operazioni militari intraprese da Mosca, economico, proponendo continui pacchetti di sanzioni internazionali mirate a penalizzare l’export di prodotti russi causando una diminuzione dei flussi economici che alimentano la macchina da guerra russa, militare, supportando la resistenza ucraina con l’invio di armi.
Per Washington, contraria fin da subito al piano di pace cinese, il ruolo di Pechino come mediatore per la pace è uno scenario poco auspicabile. Essendo la Cina, una potenza economica e militare in rapida espansione negli ultimi decenni, se il dragone dovesse ricoprire un ruolo di politica internazionale di cosi elevato profilo, Washington rischierebbe di dover fronteggiare un competitor che, sullo scacchiere internazionale, acquisisce un’importanza tale da poter essere definito come una potenza in grado d’influenzare gli equilibri geo-politici mondiali.
Gianni Truini