Si parla da giorni, dopo i video diventati virali sui social e i numerosi servizi realizzati in tv, del caso delle borseggiatrici della metro di Milano e di Roma. Sulla vicenda ognuno ha detto la sua; ecco perché la trasmissione “Dritto e Rovescio” ha ora deciso di ascoltare il parere delle dirette interessate, visitando un campo rom nel Milanese e raccogliendo la loro testimonianza. Essendo abbandonate dal governo ed emarginate dalla società, dicono, in molti casi non hanno altra scelta che rubare per mantenere sé stesse e la loro famiglia.

Il caso delle borseggiatrici di Milano e Roma: dai video virali ai servizi in tv

Tutto è iniziato quando, soprattutto su Tik Tok, hanno iniziato a spopolare le immagini, riprese dai passanti, di alcune borseggiatrici di etnia rom intente ad approfittare del caos dei vagoni metro per depredare le tasche o le borse dei passeggeri, soprattutto nelle ore di punta. Filmati osannati da alcuni, che pensano che rendere nota l’identità dei malviventi sia oltre che giusto, anche necessario, e criticati aspramente da altri, che li ritengono una violenza. Tra loro, anche la consigliera comunale del Pd, Monica Romano, che aveva dichiarato: “Non è così, trasformando le persone in bersagli, che si ottiene giustizia”. Da allora la vicenda è salita sempre di più alla ribalta delle cronache, attirando anche molti inviati televisivi.

Tra gli altri, anche Valerio Staffelli di Striscia la Notizia, che nelle scorse settimane ha realizzato a tal proposito diversi servizi per mettere in guardia i frequentatori della metro. A noi di Tag 24, in un’intervista esclusiva, aveva detto: “Il nostro obiettivo è sempre stato informare e avvisare i cittadini”. E aveva aggiunto, spiegando la situazione: “I dipendenti purtroppo non riescono a contenere il fenomeno. Loro non possono fare altro che avvisare i passeggeri del pericolo borseggi e provare a fermare chi scavalca i tornelli senza biglietto”. Oltre a lui, in tanti si sono interessati al fenomeno, auspicando un cambiamento in positivo e provando anche a comprendere le ragioni di chi è coinvolto in prima persona.

Intervistata dal Corriere della Sera, una delle borseggiatrici riprese nei video diventati virali, aveva detto: “Mantengo io la famiglia. È capitato che in un giorno abbia messo in tasca 1.000 euro, ma è un’eccezione. Anche 500 sono tanti, visto che la gente gira con poco contante”. Per lei, che diceva di chiamarsi Ana e di avere 29 anni e 9 figli, tutti in Bosnia insieme al marito, rubare è un lavoro come un altro. È quanto ribadito ora anche da un’altra donna, intervista dagli inviati della trasmissione “Dritto e Rovescio”, che va in onda su Rete 4.

Borseggiatrici metro Milano: una testimonianza

Intercettata in un campo rom del Milanese, la donna, che da anni si dedica ai furti per mantenere la propria famiglia, ha dichiarato:

Sono nata ladra e continuerò a essere ladra, finché il governo non darà alla gente povera la possibilità di vivere dignitosamente.

Lei, sostiene, avrebbe provato più volte a mettersi in contatto con la consigliera comunale Diana Alessandra De Marchi per cercare di trovare una soluzione, ma senza risultati. “Noi siamo abituati a vivere così. Ci arrangiamo”, spiega un’altra donna. Alcuni di loro, dicono, non avrebbero neanche i documenti per lavorare legalmente. Ecco perché, alla fine, pur di mantenersi, ricorrerebbero ai furti. In molti casi sono nati e cresciuti, senza possibilità di scelta, all’interno di accampamenti di fortuna e piccole roulette, senza avere accesso neanche ai servizi essenziali e venendo discriminati dai più. “Ci vuole la scuola, la residenza, nessuno ci vuole, nessuno ci aiuta – lamenta una di loro -. Sono dalla parte di chi ruba, dobbiamo pur sempre campare”.