Altro che la dura vita da mediano resa famosa dalla canzone-poesia di Ligabue, quella del terzino destro, il numero due della squadra, era davvero faticosa e con poca gloria. Eppure senza Bernardo Rogora e Mario Martiradonna, senza Tarcisio Burgnich e Angelo Anquilletti, non ci sarebbero state le vittorie-miracolo di Fiorentina e Cagliari nei campionati di fine anni Sessanta e neppure la Grande Inter e il Fortissimo Milan. Tutti accomunati dalla rude correttezza contro gli attaccanti avversari più pericolosi. Era il destino del numero 2, il terzino marcatore, prima che il merchandising e il “gioco dal basso” stravolgessero il calcio come lo avevamo conosciuto.
Calcio, terzino destro: Rogora e Martiradonna, Burgnich e Anquilletti
Non ci sarebbe stata la Fiorentina del secondo scudetto senza Rogora da Solbiate Olona. Arcigno, francobollatore, indossò la maglia viola dal 1965 al 1970, disputando 123 partite con 3 gol. Oltre allo scudetto, nel ’66 vinse Mitropa Cup e Coppa Italia. Compagno di ruolo è stato Mario Martiradonna, protagonista dello storico scudetto del Cagliari ricordato dai più per il fuoriclasse Gigi Riva ma senza quell’implacabile terzino destro, soprannominato “il mastino”, non sarebbe arrivato il tricolore in Sardegna. Una volta, per non lasciare la squadra in dieci, continuò a giocare nonostante la frattura al piede. E non ci sarebbe stato il Milan di Gianni Rivera senza Angelo Anquilletti che in maglia rossonera restò per undici stagioni totalizzando 418 presenze vincendo uno scudetto, una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale e due Coppe delle Coppe (1968 e 1973). Ma il re dei numero 2 può essere considerato Tarcisio Burgnich, terzino destro della Grande Inter di Helenio Herrera che vinse tutto. Quella squadra nerazzurra viene ricordata soprattutto per Mazzola e Facchetti, Picchi e Mariolino Corso ma senza il rude Tarcisio chissà se avrebbe vinto tutto quello che c’era da vincere.
Stefano Bisi