Sanzioni da parte della Cina a diversi enti e personalità collegate alla visita della presidente di Taiwan negli Stati Uniti. Bersaglio dei provvedimenti ci sono la biblioteca Ronald Reagan di Los Angeles, dove si è tenuto l’incontro tra Tsai Ing-wen e lo speaker americano Kevin McCarthy, e l’Hudson Institute di New York, dove Tsai ha ricevuto un premio.
Il ministero degli Esteri cinese, citato dai media statali, ha così motivato le sanzioni.
Nonostante le ripetute rappresentazioni e la ferma opposizione della Cina, gli Stati Uniti hanno insistito per consentire alla leader taiwanese Tsai Ing-wen di ‘transitare’ negli Usa per impegnarsi in attività politiche dal 29 al 31 marzo e dal 4 al 6 aprile 2023.
Tra le persone finite nel mirino della Cina ci sono quattro cittadini statunitensi. Spiccano il presidente e direttore dell’Hudson Institute e l’attuale capo ed ex direttore della Fondazione Reagan. Sanzioni anche contro Hsiao Bi-khim, ambasciatrice de facto di Taiwan negli Usa.
I destinatari dei provvedimenti hanno ricevuto il divieto, assieme ai loro familiari, di mettere piede in Cina. Divieto esteso anche alle regioni amministrative speciali di Hong Kong e Macao. Neppure investitori e imprese loro collegati potranno cooperare con organizzazioni e persone legate alla Cina. Disposto infine il “congelamento di beni mobili, immobili e altri tipi di beni” all’interno del Paese asiatico.
Previste poi ulteriori sanzioni, già annunciate dalle autorità cinesi, anche su altre associazioni e cittadini taiwanesi.
Sanzioni Cina a personalità ed enti Usa, avrebbero favorito impegno separatista di Taiwan
L’accusa nei confronti di Hudson Institute e Reagan Library è quella di aver fornito alla presidente Tsai “una piattaforma e una convenienza per impegnarsi in attività separatiste di indipendenza di Taiwan negli Stati Uniti“, violando gravemente il principio della “Unica Cina”.
A scatenare le ire di Pechino, come accennato, c’è stato anche l’incontro fra Tsai e McCarthy. La Cina continua a difendere il principio di sovranità e integrità territoriale del Paese. Secondo il governo cinese Taipei costituisce una delle province da riprendere. Per farlo, è prevista una riunificazione pacifica, ma da Pechino non è escluso l’uso della forza.
A tal proposito, tre navi da guerra, un elicottero e un aereo da combattimento sono stati inviati dalla Cina verso Taiwan. Si tratta del secondo invio consecutivo, come confermato dal ministero taiwanese della Difesa. Già ieri, giovedì 6 aprile, infatti, Taiwan aveva individuato 3 navi e l’elicottero. Il ministero precisa che l’aereo e l’elicottero anti sottomarini hanno attraversato la zona di identificazione di difesa aerea dell’isola.