Alla presentazione dei libri su Enzo Bearzot e Nando Martellini a Coverciano era presente anche Giancarlo Antognoni che ha affrontato la questione oriundi con la maglia dell’Italia e il momento che sta attraverso la Fiorentina di Vincenzo Italiano. L’ex fantasista azzurro ha apprezzato le due gare giocate da Mateo Retegui ma sottolinea che non bisogna dimenticare i giocatori italiani che giocano nel nostro campionato. Per quanto riguarda la Viola invece si augura di incontrare l’Inter in finale di Coppa Italia perché “ha anche altri obiettivi”.

Giancarlo Antognoni e gli oriundi

Ai suoi tempi era praticamente impossibile pensare di andare a cercare giocatori fuori dall’Italia per la Nazionale. Una pratica molto diffusa negli anni Trenta e tornata in voga nel ventunesimo secolo. Il CT Mancini ha confermato di visionari tanti ragazzi inclusi coloro che di italiano hanno solo il passaporto come Mateo Retegui. Antognoni apprezza l’attaccante del Tigre ma lancia anche un monito: “Il giocatore straniero è ben accettato, ha fatto due gol, non gli puoi dire nulla, però è chiaro che si penalizza qualche giocatore italiano che gioca nel nostro campionato”.

Per quanto riguarda la sua Fiorentina è un momento positivo con la squadra di Vincenzo Italiano che ha raccolto nove vittorie consecutive: “La classifica parla chiaro, la Fiorentina precedente non era la vera Fiorentina. Quella attuale è quella che si pensava. È doveroso che abbia raggiunto il suo standard, e migliorarlo non sarà facile”. L’ultima vittoria ha permesso di mettere più di un piede in finale di Coppa Italia, lo 0-2 ottenuto a Cremona è un ottimo margine da poter gestire nella gara di ritorno al Franchi. Nell’eventuale finale arriverà una fra Inter e Juventus: “Entrambe sono deluse dal campionato. Preferirei l’Inter, perché alla Juventus se gli rientrano determinati giocatori, la Coppa Italia è l’ultimo obiettivo che gli rimane e quindi sarebbe difficile da incontrare”.

Un commento poi su singoli della Fiorentina, dal momento delicato di Castrovilli al buon livello mostrato da Mandragora e Cabral: “Gaetano gioca poco, però quando vinci è difficile cambiare la formazione, capisco Italiano. Castrovilli è un giocatore importante per questa Fiorentina e quando è sceso in campo ha sempre fatto il suo. Mandragora lo conoscevo già nell’U21, forse nell’U20, giocatore bravo, valido, purtroppo ha avuto due infortuni gravi, adesso sta tornando il vero Mandragora e sono contento che Italiano ci punta. Per quanto riguarda Cabral, tutti pensavano che non fosse adatto per questo campionato ma sta dimostrando di esserci e di fare bene. Sono i gol che contano”.

La carriera

Giancarlo Antognoni è stato un grande calciatore italiano, noto per le sue doti tecniche, la sua visione di gioco e la sua capacità di leadership. Nato a Marsciano nel 1954, ha trascorso gran parte della sua carriera nella Fiorentina, dove ha conquistato il cuore dei tifosi e ha scritto pagine importanti nella storia del calcio italiano. Ha fatto il suo debutto in Serie A nel 1972, all’età di 18 anni, dimostrando immediatamente le sue qualità di centrocampista creativo e intelligente. Nel corso della sua carriera ha vinto un campionato italiano, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana con la maglia voglia e ha partecipato a tre Coppe del Mondo con la Nazionale italiana.

La sua abilità tecnica gli ha permesso di diventare un punto di riferimento per i suoi compagni di squadra e per gli appassionati di calcio in generale. Era in grado di leggere il gioco in modo impeccabile, anticipando le mosse degli avversari e trovando soluzioni creative per superare le difese avversarie. Ma Antognoni non era solo un grande giocatore di calcio, era anche un leader carismatico e rispettato da tutti i suoi compagni di squadra. Era famoso per il suo atteggiamento positivo e la sua etica di lavoro inesauribile, che gli hanno permesso di essere un esempio per i giovani giocatori e di avere una lunga carriera nel mondo del calcio.

Dopo il ritiro dal calcio professionistico, Antognoni ha continuato a lavorare nel mondo del calcio, diventando un allenatore e un dirigente sportivo. È stato anche presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, dimostrando ancora una volta la sua passione per il calcio e il suo impegno per la tutela dei diritti dei giocatori.