Un’Ave Maria, un Padre Nostro e la realizzazione di un rosario durante il periodo di Natale. Queste sono le motivazioni per le quali una maestra di San Vero Milis, in Provincia di Oristano, è stata sospesa dal servizio per venti giorni. E non è tutto. Il suo stipendio infatti sarà ridotto a causa del periodo durante il quale la docente non potrà insegnare. Una decisione arrivata dopo l’ira di due mamme.

La maestra sospesa per motivi religiosi

Da San Vero Milis, un piccolo paese in provincia di Oristano, che conta meno di 2500 abitanti, arriva un caso di risonanza mediatica nazionale. Marisa Francescangeli, maestra della scuola primaria, classe 1965, è stata sospesa per venti giorni dall’insegnamento con conseguente riduzione dello stipendio. Il motivo? Una preghiera poco apprezzata nel periodo natalizio.

Tutto è cominciato lo scorso 22 dicembre, il giorno prima delle vacanze di Natale. La docente si trovava in classe per sostituire un suo collega e, visto il periodo, ha pensato che fosse carino far realizzare ai bambini un braccialetto rosso per rappresentare il rosario. Qualche istante prima del suono della campanella poi, la maestra ha fatto gli auguri di Natale ai bambini, chiedendo loro di recitare insieme il Padre nostro e l’Ave Maria. Insomma, “per me normalità, non mi sembrava di avere fatto nulla di grave” ha detto l’insegnante.

Evidentemente però le cose non sono andate proprio come lei si aspettava e quelle semplici preghiere hanno urtato la sensibilità di qualcuno. Qualche giorno dopo, infatti, passate le vacanze natalizie, due mamme si sarebbero lamentate dell’accaduto con il dirigente scolastico, Alessandro Cortese. Il preside a quel punto ha convocato la maestra e organizzato un incontro con i genitori. La Francescangeli racconta di essersi scusata anche se quella riunione è stata l’occasione per difendersi, ricordando che all’inizio dell’anno scolastico aveva chiesto il permesso di poter recitare con i bambini delle preghiere e nessuno dei genitori si sarebbe mai opposto.

La storia poteva, forse, finire lì. E invece lo scorso 2 marzo la maestra è stata convocata in presidenza per firmare la notifica da parte del dirigente Alessandro Cortese e dell’Ufficio scolastico provinciale di Oristano: sospensione per venti giorni e taglio dello stipendio. Un blocco partito alla fine di marzo e che consentirà alla docente di tornare in classe il prossimo 16 aprile. “Sto vivendo un incubo – ha dichiarato Marisa Francescangeli – mi mancano i miei bambini. Non mi sarei mai aspettata un provvedimento simile”.

La maestra annuncia ricorso

Il provvedimento, diventato un caso nazionale, ha smosso immediatamente anche il sindacato, che ha chiesto all’Ufficio scolastico provinciale di revocare la sospensione in quanto non vi era il tempo necessario per produrre del materiale in sua difesa. Ma la risposta è stata negativa. La maestra, allora, ha chiesto l’accesso agli atti per capire quali fossero le accuse contro di lei.

Un caso di integralismo laico, così è stato definito. Ma tra le contestazioni mosse, oltre a quelle riferite alle preghiere recitate e al rosario confezionato in classe, anche un discorso contro il fumo che l’insegnante avrebbe fatto in classe, terrorizzando i bambini. “Avevo spiegato la pericolosità del fumo – dice la docente in sua difesa – dopo varie domande da parte dei piccoli. Una lezione educativa insomma, niente di più”.

Motivazioni che la maestra non può accettare, per questo ha annunciato di essersi rivolta a dei legali per preparare il ricorso da presentare al Tribunale. E se da parte del dirigente scolastico, in questo momento, non c’è alcuna volontà di rilasciare dichiarazioni, lo stesso non si può dire del resto dell’Istituto e del mondo politico. Molte mamme infatti hanno espresso solidarietà alla Francescangeli. Sulla vicenda sono intervenuti anche i parlamentari della Lega Giorgia Latini e Rossano Sasso, vicepresidente e capogruppo in Commissione cultura scienza e istruzione della Camera dei Deputati che hanno definito la sospensione una “vera e propria follia”.