Superbia Non è cosa mia, questo è il binomio della nuova uscita della band di Caserta tra le realtà più in crescita insieme a nome come Caffellatte. Tre musicisti, tre ragazzi che piacciono, tre menti creative che hanno pensato di inondare la città di palloncini per attirare l’attenzione sulla nuova pubblicazione. Non sono mancate le polemiche che gli artisti hanno smontato in diretta a “Bagheera”, condotta tutti i giorni dal lunedì al venerdì in pieno drive-time e in radiovisione sul canale 264 del digitale terrestre dal cantautore Bussoletti e il sabato nell’edizione serale dalle 20 alle 22 per il “Bagheera Saturday Night Show”. Ecco i passaggi più importanti della loro chiacchierata.

Superbia Non è Cosa Mia, il fraintendimento dei palloncini

“Per la parte visual della canzone abbiamo individuato come simbolo ricorrente il palloncino viola, metafora della speranza, ma proposta in una chiave più disillusa: un palloncino non è sufficiente a sostenere il peso di una persona che ingenuamente vi si affida per spiccare il volo, proprio come la speranza è l’unica cosa a cui la nostra generazione può appigliarsi, ma che ovviamente non basta a risolvere i problemi reali che ci troviamo ad affrontare e i pesi che gravano sulle nostre spalle. Ecco perché ne abbiamo messi molti in giro per la città. Ma, contrariamente a quanto sostenuto dalle critiche subite, non abbiamo inquinato nulla. I palloncini erano biodegradabili, noi ci teniamo all’ambiente.”

Di cosa parla la canzone

“Con “Non è cosa mia” volevamo dare voce alle paure della nostra generazione. Si tratta di un singolo che presenta sonorità EDM, dei vocals prettamente Pop e parla del conflitto tra la voglia di inseguire i propri sogni e la paura di fare un “salto con gli occhi serrati”, metafora dell’incertezza che ogni adolescente prova nel passaggio alla vita adulta. Quando Lou nel ritornello afferma che “non è più cosa mia vivere dentro ‘sta città, sai voglio cambiare vita, farla come dico io” parla di un desiderio concreto di prendere una distanza fisica dal luogo di nascita, ma che è anche sintomo della necessità di prendere una distanza emotiva dal nucleo familiare e dalla sicurezza della propria “casa”.”


Superbia Non è Cosa Mia, come è nata

“Col lockdown ci siamo scontrati col fatto che stavamo a distanza tra di noi ed era molto più difficile realizzare una base strumentale. Lo stile elettronico nasce da là, da una necessità che si è poi rivelata una piacevolissima scoperta. Ora però non lo molliamo più perché di offre un tappeto innovativo su cui far posare le liriche.”


Sui rimpianti

“Ognuno di noi viene da altri progetti. Rimpianti? Solo il fatto che, suonando Metal, potevamo calcare palchi di quel circuito. Alcuni posti e quel pubblico ci mancherà. Crediamo però che la nuova strada sia giusta e ricca di future soddisfazioni.”


Superbia Non è Cosa Mia, il perché del nome

“La nostra superbia è solo una maschera per nascondere il nostro scarsissimo talento. Abbiamo scelto questo nome perché è d’impatto ma crea anche un corto circuito strano. E’ tra i sette vizi capitali ed è molto comune nel mondo della musica ma per noi è stato come demonizzare qualcosa che in realtà ci è distante.”

Ecco il link del podcast dell’intera intervista ai Superbia:

https://www.radiocusanocampus.it/it/superbia-non-e-cosa-mia

Ecco il video di “Non è cosa mia” dei Superbia: