Sanità Lazio, la lettera di ringraziamenti ai medici all’ospedale San Giovanni di Roma. La redazione Tag24.it pubblica una lettera che il signor Paolo ha voluto scrivere per ringraziare i medici e gli infermieri del reparto di urologia dell’ospedale San Giovanni di Roma. L’autore della missiva è il papà del direttore, Emanuela Valente, e ci ha chiesto di rendere nota la sua storia. Ci tiene a esprimere la sua riconoscenza ai medici che gli hanno salvato la vita. L’Italia vanta delle eccellenze mediche che vale la pena valorizzare: la sanità pubblica va salvaguardata. Per questo Tag24.it ha deciso di condividerla con i lettori.

Sanità Lazio, lettera di ringraziamenti ai medici all’ospedale San Giovanni di Roma: “Vi sono grato”

Partiamo da una premessa che è basilare: se sono ancora qui a raccontarvi questa mia storia lo devo alla bravura e alla solerzia di uno staff medico e infermieristico professionalmente all’avanguardia e umanamente impeccabile.

Partiamo dall’inizio. Dopo aver svolto le rituali visite di preospedalizzazione, vengo ricoverato una ventina di giorni più tardi nel reparto di urologia del San Giovanni l’Addolorata per un intervento programmato al rene destro con il sistema della robotica.

L’operazione, eseguita con maestria dal dottor Riga, riesce perfettamente. Mi riportano in reparto, ma qualche istante dopo comincio ad avvertire uno strano malessere. Una sudorazione anomala accompagnata da scarse energie. Suono il campanello e al personale sanitario confido quanto sto provando. Da lì è un attimo. Scatta l’emergenza, attorno al mio letto come d’incanto si materializza un imprecisato numero di medici e infermieri. Non c’è tempo da perdere. Vengono allertati l’anestesista e la sala operatoria. Subito una tac con contrasto dalla quale si evince l’origine del mio malessere: un capillare del rene da poco operato ha cominciato a fare i capricci, emettendo una copiosa quantità di sangue.

Via ad un nuovo intervento stavolta per mano del dottor D’Amico giovane e abilissimo medico nel gestire i sofisticati e moderni strumenti di robotica in dotazione al nosocomio. Mi viene introdotta nell’inguine una sondina che attraverso una telecamera individua il punto della perdita di sangue dal rene. Il capillare viene subito suturato con una “colla”. Mi portano per precauzione in terapia intensiva vista la precedente pesante emorragia. Lì ho incontrato non degli infermieri, ma uno staff di angeli, 24 ore su 24 in piena assistenza e monitoraggio a degenti che trovandosi in quel reparto di certo non godono di grande salute. Senza contare le continue emergenze, anche notturne, alle quali debbono far fronte. Nelle 36 ore trascorse in T.I. ho ricevuto le continue visite degli urologi per sincerarsi delle mie condizioni.

Tornato in reparto è iniziata la terapia d’urto visto il forte abbassamento dell’emoglobina e dei valori legati al ferro. Per eccesso di scrupolo tre giorni più tardi il dottor D’Amico chiede una nuova tac con contrasto. Per fortuna tutto a posto, il capillare è stato ben suturato e non ci sono altre anomalie. Tre volte al giorno i medici vengono a visitarmi compreso il primario del reparto di urologia, il professor D’Elia, un giovane e affermato professionista, un vero luminare nel suo campo, carico di umanità che ti mette sempre a tuo agio regalandoti tanta serenità e sicurezza.

Dopo alcuni giorni, tolti drenaggi e catetere, ho ripreso piano piano a riprendermi la mia vita fino al giorno delle dimissioni. Un abbraccio commosso con tutte le infermiere con le quali si era creato ormai un feeling spontaneo.

Mi sento di cuore di ringraziare tutti, nessuno escluso, scusandomi di aver involontariamente tralasciato qualche nome, ma è merito loro, di tutti loro se posso intonare le note della canzone di Vasco “… io sono ancora qua”.

Io rappresento l’esempio dell’efficacia della sanità pubblica. Il qualunquismo spicciolo e generalizzato senza senso legato a questo argomento non rende onore a chi negli ospedali dedica quotidianamente la sua vita, la sua professionalità, la sua umanità verso chi soffre.

GRAZIE!

Paolo Valente