Perché non si mangia la carne il Venerdì Santo? L’astinenza dalle carni, così come il digiuno, sono regolate dal Diritto canonico. La tradizione di non consumare carne di animali ‘a sangue caldo’ ha in realtà origini molto antiche e si è successivamente diffusa nel monachesimo cristiano. Infatti seguire un’alimentazione severa, rinunciando a ciò che a quei tempi veniva considerata una ‘prelibatezza’, serviva a combattere le tentazioni e a dominare il corpo da un punto di vista spirituale. Questa astinenza si è poi concentrata il venerdì, in riferimento proprio al giorno della Passione e della crocifissione di Gesù.

Perché non si mangia la carne il Venerdì santo? Cosa dice il diritto Canonico

Secondo il Codice del diritto canonico, tutti i fedeli sono tenuti a fare penitenza attraverso la preghiera, le opere di carità, compiendo più fedelmente i propri doveri e osservando l’astinenza dalle carni e il digiuno in giorni ben definiti. Il codice 1251 infatti recita:

Si osservi l’astinenza dalle carni o da altro cibo, secondo le disposizioni della Conferenza Episcopale, in tutti e singoli i venerdì dell’anno, eccetto che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità; l’astinenza e il digiuno, invece, il mercoledì delle Ceneri e il venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro Gesù Cristo.

Il codice 1252 indica anche chi è tenuto a rispettare astinenza e digiuno:

Alla legge dell’astinenza sono tenuti coloro che hanno compiuto il 14° anno di età; alla legge del digiuno, invece, tutti i maggiorenni fino al 60° anno iniziato. Tuttavia i pastori d’anime e i genitori si adoperino perché anche coloro che non sono tenuti alla legge del digiuno e dell’astinenza a motivo della minore età, siano formati al genuino senso della penitenza.

Le Conferenze Episcopali hanno però la facoltà di determinare le modalità dell’astinenza. La Conferenza Episcopale Italiana ha concesso di sostituirla nei venerdì dell’anno con altre forme di penitenza, eccetto che nel periodo di Quaresima.

Cosa si può mangiare durante il Venerdì santo?

Il Venerdì Santo i fedeli sono chiamati quindi sia all’astinenza dalle carni che al digiuno. E’ vietato mangiare carne di animali ‘a sangue caldo’, ma anche cibi particolarmente ricercati oppure costosi. Quindi è ammesso un solo pasto, tradizionalmente a base di pesce. Questo perché i pesci, essendo a ‘sangue freddo’, possono essere consumati tranquillamente. Devono essere però ‘pesci poveri’ e preparati in modo poco elaborato. Via libera anche a primi piatti a base di pasta, a verdure, cereali e legumi. Latticini e uova sono ammessi, ma con moderazione. E per quanto riguarda i dolci? Devono essere semplicissimi, come ad esempio i biscotti quaresimali a base di pasta di mandorle. Ma c’è anche chi decide di eliminarli, per osservare un ulteriore sacrificio.

Scopri alcune idee per il menù del Venerdì santo con i piatti della tradizione.

Come si fa il digiuno del Venerdì santo?

Il digiuno del Venerdì santo consiste nel fare un unico pasto durante la giornata. E’ concesso consumare un po’ di cibo la mattina e la sera, quindi pasti leggeri, seguendo le proprie tradizioni locali. Mentre è sempre ammesso bere acqua e assumere medicinali.

Anche il digiuno ha radici bibliche ed è considerato uno sforzo che allontana dal peccato. Il motivo del digiuno è da ricercare anche nell’esempio di Gesù. Pur non imponendo questa pratica, come si legge nel Vangelo, è un modo per fuggire dal maligno. Proprio come fece Gesù quando digiunò per 40 giorni e per 40 notti nel deserto, e così rispose alla tentazione di Satana con il cibo:

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio (Mt 4,4).