Il coccodrillo non è solo un animale, nel gergo del giornalismo è un necrologio di persone illustri, preparato quando sono ancora in vita e tenuto pronto per pubblicarlo il prima possibile a decesso avvenuto.

Coccodrillo nel giornalismo, cos’è?

Ogni redazione giornalistica elabora degli articoli (o servizi nel caso di redazioni televisive o radiofoniche) dedicati a personaggi famosi che non godono di buona salute, per non farsi trovare impreparati in caso di morte improvvisa di questi ultimi.

Il coccodrillo contiene una biografia del personaggio e viene continuamente aggiornato. Per quanto riguarda invece le informazioni relative alla data, il luogo e la causa del decesso, esse vengono ovviamente inserite al momento della pubblicazione del pezzo.


Questa è una consuetudine giornalistica solo apparentemente cinica. Essa è imposta dalla necessità di presentare testi non superficiali al ricorrere di un evento luttuoso che riguarda un personaggio molto popolare. Ma, soprattutto oggi, all’epoca dei giornali online e dei social network, questa pratica è dettata dai sempre più ristretti tempi di pubblicazione.


Come facilmente intuibile, nel giornalismo radio-televisivo il coccodrillo viene confezionato con l’ausilio di immagini e audio tratti dal materiale custodito in repertorio.

Perché si chiama coccodrillo?

Il termine “coccodrillo” per indicare la pratica giornalistica che abbiamo descritto sopra probabilmente deriva dal detto “versare lacrime di coccodrillo”. Questo perché l’articolo o il servizio radio-televisivo, nonostante appaia autentico e sincero nel suo cordoglio, in realtà è stato preparato in maniera fredda prima della morte del personaggio.

Nella storia del giornalismo si ricordano anche casi di coccodrilli pubblicati prima che il protagonista morisse.

Nel 1988 ad esempio, il quotidiano francese Le Monde diede la falsa notizia del suicidio di Monica Vitti. In tempi più recenti, il quotidiano inglese Telegraph pubblicò il coccodrillo del Principe Filippo nel 2017, ben 4 anni prima della sua morte.

Leggi qui l’ultimo caso di coccodrillo pubblicato per sbaglio