Riforma pensioni quota 41 o 103 nel 2024? Molti dei dubbi previdenziali saranno monitorati dall’Osservatorio per le misure di uscita anticipata post quota 103 che scadrà il 31 dicembre 2023. L’organismo è di nuova istituzione ed è stato voluto dalla ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone. Si occuperà della staffetta generazionale e della riforma della previdenza integrativa al fine di rendere più appetibili i fondi pensione. Ma sullo sfondo c’è la questione di quota 41, vero obiettivo del governo guidato da Giorgia Meloni ma non da subito. L’Osservatorio avrà compiti anche di monitorare la spesa previdenziale e di suggerire nuovi schemi di pensione anticipata. Riguardo alla spesa previdenziale, il nascente dovrà sciogliere anche i nodi degli interventi dell’Inps, assicurando la separazione tra assistenza e previdenza.

Riforma pensioni quota 103 scade il 31 dicembre 2023: quale uscita anticipata l’anno prossimo?

Nell’ambito della riforma delle pensioni che dovrà portare a nuove soluzioni di uscita anticipata e flessibile per il prossimo anno, la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, dà l’avvio all’Osservatorio, come aveva già anticipato in un Question time alla Camera di fine marzo. Il nuovo organismo, composto da 14 membri e un presidente, nasce dalla necessità di creare le condizioni ottimali per la staffetta generazionale, possibile se si riesce a sostituire chi va in pensione con lavoratori in giovane età. Per raggiungere questo obiettivo, l’Osservatorio avrà anche le funzioni di suggerire nuove misure di pensione anticipata dando una valutazione dell’impatto di nuovi canali di prepensionamento sulla spesa previdenziale.

Riforma pensioni quota 41 forse a fine legislatura, in arrivo una misura ponte per il 2024?

Dopo i primi incontri al ministero del Lavoro, le consultazioni con i sindacati sono in un periodo di stand-by. Nei primi tavoli si è discusso soprattutto di opzione donna e di pensioni delle giovani generazioni, ma il nodo di fondo è la misura che sostituirà quota 103 dal 1° gennaio 2024. Quasi certamente non si tratterà di quota 41 per tutti, che permetterebbe l’uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall’età di pensionamento e dagli altri paletti fissati all’attuale misura in vigore. Molto probabilmente quota 41 sarà il cavallo di battaglia del governo della seconda metà della legislatura. Per il prossimo anno, l’esecutivo di Giorgia Meloni potrebbe rimediare con un’altra misura-ponte, anche se la stessa ministra Marina Calderone aveva detto di essere contraria a canali di uscita di un anno per tappare buchi previdenziali a favore di specifiche fasce di lavoratori, da introdurre di anno in anno.

Nuovo Osservatorio pensioni, staffetta generazionale e uscita flessibile anticipata tra gli obiettivi

La riforma delle pensioni, tuttavia, si scontra con la realtà della spesa previdenziale, il cui monitoraggio è affidato proprio al nascente Osservatorio. Sulla uscite anticipate, il nascente organismo dovrà formulare adeguate proposte che possano offrire al lavoratore un’alternativa, o una deroga, ai parametri della riforma Fornero. La staffetta generazionale si inquadra in questo percorso nel quale ai lavoratori dovrà essere assicurato un ventaglio di possibilità di uscita anticipata o di lavoro part-time per l’inserimento lavorativo dei più giovani. Gli esperti che comporranno l’Osservatorio, dunque, dovranno formulare proposte rivolte a verificare la fattibilità e l’efficacia di ulteriori forme di staffetta generazionale, anche mediante l’introduzione di misure indirizzate alle piccole e medie imprese attraverso il sostegno dei fondi bilaterali.

Staffetta generazionale, pensione integrativa e separazione tra previdenza e assistenza

Nel frattempo, l’intenzione del governo è quella rilanciare il secondo pilastro delle pensioni, quello della previdenza integrativa che ha subito qualche battuta d’arresto ma che costituisce la vera alternativa ai buchi contributivi dei lavoratori con carriere discontinue. Infine, tra i compiti del nuovo Osservatorio rientra quello di definire il nodo della separazione delle voci pensionistiche di assistenza e previdenza. Proprio nei giorni scorsi l’Inps aveva diramato i dati delle pensioni liquidate nel 2022, evidenziando che quasi una pensione su due (il 46,5%) è inquadrabile nell’ambito assistenziale.