Donald Trump è comparso al cospetto del giudice di New York il quale ha letto i capi di imputazione che riguardano l’ex Presidente che lo rendono, de iure, incriminato. È la prima volta nella storia del paese che un ex Presidente viene incriminato. Trump, che nel frattempo ha fatto ritorno a Mar-a-Lago, è tornato in libertà in attesa che la giustizia faccia il proprio corso. La procedura tipica che è prevista per l’incriminazione di una persona è stata espletata quasi nella sua interezza: impronte digitali e lettura dei capi d’imputazione dinanzi al giudice. Non è chiaro se siano state scattate le fotografie di rito – le cosiddette Mug Shot –. Sono, per capirci, le famose foto frontali e laterali che vengono scattate ai pregiudicati. Ma poco cambia, nella sostanza. Per Trump, è ufficialmente iniziato un iter legale e giudiziario. L’impressione è quella che una lunga e complessa saga, fatta di diatribe giuridico-politiche, abbia appena avuto inizio.
Trump può candidarsi anche se è stato incriminato?
Uno dei principali dubbi che sono emersi in seguito all’incriminazione di Trump è legato alla sua candidatura alle presidenziali del 2024. Quello che si chiedono in molti è: Trump può candidarsi anche se è stato incriminato? La risposta sta nel non detto del dettato costituzionale. La carta americana, infatti, non contempla requisiti di incandidabilità per chi è sotto processo o incriminato. La fedina penale, in sostanza, non è questione discriminante per la candidabilità di una persona. All’articolo II della Costituzione degli Stati Uniti d’America, infatti, leggiamo:
Nessuno che non sia cittadino per nascita, o cittadino degli Stati Uniti all’epoca in cui questa Costituzione è adottata, è eleggibile all’ufficio di Presidente; né è eleggibile a tale ufficio chi non abbia compiuto l’età di 35 anni e non sia residente da 14 anni negli Stati Uniti.
Non si esauriscono qui i requisiti di candidabilità alla presidenza americana. L’emendamento numero XII, infatti, sancisce che non è candidabile chi è stato già presidente per due mandati pieni. Lo stesso, vale per chi:
per più di due anni di un termine per il quale qualche altra persona era stata eletta come Presidente, potrà essere eletto alla carica di Presidente più di una sola volta. Altra causa discriminante, poi, è quella di essere stati rimossi dal ruolo, in precedenza, in seguito alla procedura di impeachment.
Motivo che non tocca Donald Trump seppure la procedura di impeachment sia stata, per ben due volte, avviata nei suoi confronti. Ma non è mai andata a buon fine. Infine, il XIV emendamento vieta la nomina presidenziale a una persona che, dopo aver giurato sulla Costituzione, si è poi ribellato contro gli Stati Uniti. Quella dell’incriminazione, come nel caso di Trump, non è quindi causa di non candidabilità.
Verso il 2024
Il 2024 sarà un anno Cruciale per il Trump uomo e per il Trumo politico. Le sue parole da Mar-a-Lago, dopo la comparizione dinanzi al giudice di New York, sono d’altronde lapalissiane ed evidentemente pensate in direzione di una campagna elettorale già partita. Così Trump nella notte:
Non ho mai pensato che una cosa del genere potesse succedere in America. Il mio unico crimine è stato quella di aver difeso, senza paura, l’America da coloro che vogliono distruggerla.
Parole in grado di mobilitare i suoi elettori e che suonano come una dichiarazione di guerra contro le istituzioni americane. Insomma: incriminazione o non, Donald Trump vuole vincere le primarie repubblicane – ed è già in vantaggio sui competitors – ed essere il prossimo candidato del GOP alle elezioni presidenziali del 2024.