Lea Garofalo, chi era? Allevata da una nonna che ripeteva ‘il sangue si lava con il sangue’ lei, appartenente a una famiglia della ‘ndrangheta da generazioni, decide di ribellarsi da adulta per salvare sua figlia Denise. Pagando con la vita il suo coraggio. Oggi Lea è un simbolo di riscatto e di ribellione contro la cultura mafiosa, ispirazione per moltissime donne.

Lea Garofalo, chi era? La sua storia

La famiglia di Lea Garofalo era coinvolta nella faide della ‘ndrangheta. Suo padre, ucciso in una di queste guerre interne all’organizzazione criminale, era stato infatti vendicato dal fratello Floriano e dallo zio. Una realtà in cui Lea, nata il 24 aprile 1974 a Potilia Policastro, in provincia di Crotone, si trova a vivere ogni giorno. Ad appena tredici anni si innamora di un ragazzo più grande e con lui si trasferisce a Milano: lui, Carlo Cosco, gestisce il traffico di droga per conto della famiglia di Lea.

La relazione va avanti finché nel 1996 il compagno viene arrestato insieme a suo fratello. La donna, che nel frattempo aveva avuto una figlia, Denise, decide di andare via di casa. Stanca di quell’ambiente, si trasferisce a Bergamo con la bambina. Ma il fratello Floriano, che non accetta la ribellione della sorella, inizia a mettere in atto una serie di azioni intimidatorie, finché lei non si rivolge ai carabinieri. Nel 2002 diventa collaboratrice di giustizia sottoposta a protezione.

Il tentativo di rapimento e l’omicidio

Inizia un periodo duro per lei e per la figlia, dato che a un certo punto il fratello viene ucciso per causa sua e nel 2006 le viene tolta la scorta, perché considerata non attendibile. Impaurita, si rivolge a don Ciotti, che la mette in contatto con l’avvocato Enza Rando. Rientra nel programma di protezione nel 2007 dopo il ricorso al TAR: va a vivere a Campobasso per permettere alla figlia di frequentare la scuola. Qui Cosco, che la stava cercando da tempo, la fa raggiungere da un finto tecnico della lavatrice, con l’intento di rapirla. Ma grazie alla presenza di Denise il rapimento non va a buon fine: è il 5 maggio del 2009. Lea sospetta del coinvolgimento dell’ex compagno e avvisa i carabinieri.

A novembre dello stesso anno Lea, che era uscita dal programma di protezione, si rivolge all’ex compagno con l’intento di chiedergli di partecipare al mantenimento della ragazza, avendo anche problemi economici. Cosco quindi la attira a Milano con Denise. Questo sarà il suo ultimo viaggio. Il 24 novembre del 2009, dopo aver lasciato la figlia da alcuni parenti, porta Lea in un appartamento di Milano. Qui, ad aspettarli, c’è anche Vito Cosco, suo fratello. La donna viene picchiata, torturata e uccisa brutalmente. Carlo Cosco era riuscito ad attuare la sua vendetta.

Le condanne e la verità sul suo destino

Carlo Cosco racconta a Denise che la madre aveva deciso di andarsene: una versione a cui la ragazza non crede e ne denuncia la scomparsa. Le indagini portano all’arresto, nel 2010, di Carlo Cosco, Massimo Sabatino, Giuseppe Cosco, Vito Cosco, Carmine Venturino e Rosario Curcio. Sul corpo di Lea, che non era ancora stato ritrovato, sarà Venturino a fare sconvolgenti rivelazioni. Il cadavere di Lea era stato infatti dato alle fiamme per tre giorni a Monza, fino alla sua completa distruzione. Le persone coinvolte nella vicenda vengono condannate all’ergastolo, tranne Venturino che viene condannato a 25 anni, e Giuseppe Cosco che invece viene assolto.

Lea Garofalo figlia: le parole dedicate alla madre

A quasi quattro anni dalla sua scomparsa, in occasione dei funerali di Lea, Denise ha ricordato la madre con queste toccanti parole:

Lea, la mia cara mamma, ha avuto il coraggio di ribellarsi alla cultura della mafia, la forza di non piegarsi alla rassegnazione e all’indifferenza. La vostra presenza è un segno di vicinanza non solo a lei, ma a tutte le donne e gli uomini che hanno rischiato e continuano a rischiare. Per me è un giorno molto difficile, ma la forza me l’hai data tu. Se è successo tutto questo è stato solo per il mio bene, e non smetterò mai di ringraziarti.

A Lea è dedicata una targa fuori dal cimitero del quartiere San Fruttuoso di Monza. Viene ricordata ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell’Impegno di Libera, la rete di associazioni contro le mafie. La serie tv The Good Mothers su Disney+ ripercorre le vicende di Denise, Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce, tre donne che hanno osato ribellarsi alla ‘ndrangheta.