Effetto camaleonte cos’è. Questa sindrome è denominata anche contagio emotivo e coinvolge gli scimpanzé, i leoni e anche gli umani.

Cos’è l’effetto camaleonte? Il motivo per cui imitiamo gli altri

Il camaleonte è un rettile squamato che fa parte della famiglia dei sauri, noto per la sua straordinaria capacità di cambiare colore. Egli usa la colorazione per attrarre, per avvertimento, per travestimento e per regolare la temperatura corporea.

L’effetto camaleonte consiste nella tendenza a provare e interiorizzare emozioni simili a quelle che osserviamo e, allo stesso modo, a condizionare quelle degli altri. È un processo in cui la persona è vittima dell’influenza altrui, ma al tempo stesso influenza altre persone o gruppi con le proprie emozioni, comportamenti e stati d’animo. Ma non si riferisce solo a questo, nello specifico anche all’imitazione inconscia delle posizioni, dei modi di fare, delle espressioni facciali e di altri comportamenti dei propri partner di interazione, in modo tale che il proprio comportamento cambi passivamente e involontariamente per adattarsi a quello degli altri nel proprio ambiente sociale.

Il comportamento imitativo è un modo semplice ed efficace per riuscire a familiarizzare con azioni utili. Eppure, possiamo notare che spesso accade il contrario e ci sono diverse esempi di comportamenti imitativi che appaiono del tutto involontari e automatici. Esempi che possono accadere tutti i giorni sono gli effetti contagiosi degli sbadigli o il fatto che possiamo copiare anche, banalmente, la postura di chi ci siede vicino in metro o in classe.

I processi imitativi soprattutto di mimica rapida sono attribuiti ai neuroni a specchio, che entrano in gioco non solo effettuando l’azione ma anche percependo quella eseguita dagli altri.

Gli smartphone

L’effetto camaleonte sembra avere un ruolo chiave nel favorire la risposta mimica nell’uso degli smartphone e, potenzialmente, nella dipendenza da questi dispositivi. A rivelarlo è stato un recente studio condotto da un gruppo di etologi del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e pubblicato sulla rivista Human Nature edita da Springer.

“Ad innescare quello che viene definito dalla scienza come ‘effetto camaleonte’, ossia l’imitazione inconscia dei comportamenti altrui, è la direzione dello sguardo di chi, in un gruppo, utilizza lo smartphone per primo” ha spiegato la dottoressa Veronica Maglieri, primo nome che appare nella lavorazione di questo elemento. Già sappiamo infatti che tra gli animali sociali un elemento di comunicazione importantissimo, che guida il loro comportamento anche in situazioni di pericolo, possiamo dire anche che è la prima volta che tale meccanismo viene rilevato in relazione agli oggetti manipolati dagli individui che interagiscono.