La proposta di legge firmata da Fabio Rampelli sulla lingua italiana ha scatenato diverse reazioni all’interno delle fazioni politiche. Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, parlando ai microfoni della stampa estera, si è detto contrario alle sanzioni:

Se negli uffici pubblici parlano di briefing anziché di riunione, non è che li vado a multare. Lascerei libertà di fare. Capisco la ratio del collega Rampelli, ma lascerei libertà di eloquio a chiunque, senza entrare con punizione negli uffici. Da me, al ministero, fanno un lavoro enorme, poi se parlano di briefing direi che è secondario.

Legge sulla lingua italiana, Rampelli: “Diritto di comprensione va garantito”

Oggi Rampelli è tornato sulla proposta di legge con una nota:

La pdl prevede il divieto di utilizzare parole straniere, non interviene per limitare la libertà individuale di ogni persona nell’uso dei termini che desidera. La proposta di legge impone che la Pubblica amministrazione (e altri enti pubblici e privati che operano sul nostro territorio) usi termini italiani per farsi capire dai cittadini. 

Il vicepresidente di Montecitorio ha poi precisato:

Si tratta dell’elementare ‘diritto di comprensione’ che va garantito a tutti i cittadini, compresi gli ‘ultimi’, i soggetti socialmente svantaggiati, gli anziani, i giovanissimi, coloro che per ragioni economiche hanno lasciato gli studi per andare a lavorare. E pagano le tasse. Nessuno può permettersi di escluderli da leggi, regolamenti, contratti, convenzioni, diritti, doveri, opportunità, ciclo dei consumi. La democrazia deve essere accessibile a tutti sennò diventa aristocrazia ‘illuminata’.

Rampelli infine aggiunge: 

La pdl si rivolge dunque ai soggetti economici, non ai cittadini, per questo le sanzioni hanno uno spettro così ampio (da 5 a 100mila euro), anche per considerare la fattispecie della reiterazione. Fermo restando che non è questo il cuore della proposta, che peraltro potrà essere migliorata in sede di approvazione e la cui parte operativa si troverà nei decreti attuativi.