The Good Mothers Elisa Amoruso intervista a Tag24. Nel corso della giornata promozionale della serie Disney Plus (qui tutte le informazioni sulla serie) che verrà rilasciata in tutto il mondo a partire dal 5 aprile, dopo il successo al Festival di Berlino, abbiamo avuto l’opportunità di realizzare un’intervista esclusiva con i protagonisti, in particolare in un set video sono stati raccolti i due registi Elisa Amoruso e Julian Jarrold oltre agli interpreti maschili Francesco Colella e Andrea Dodero. Questi ultimi due hanno i ruoli più delicati, avendo portato sullo schermo rispettivamente il capo clan Carlo Cosco e il suo factotum Carmine, che grazie all’amore per il personaggio di Denise interpretata da Gaia Girace rivede la sua posizione all’interno dell’ndrangheta. Un’indagine portata avanti da parte dei registi esaltando il punto di vista femminile come mai fatto prima in Italia, con Julian Jarrold che ha diretto i primi tre lasciando poi il timone ad Elisa Amoruso per gli ultimi.

The Good Mothers Elisa Amoruso, Julian Jarrold e gli attori intervista video

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Quando chiediamo ad Elisa Amoruso un commento sulle parole del generale dei carabinieri Governale sulla necessità che scuola e media facciano la loro parte contro l’ndrangheta si lancia in un paragone destinato a scatenare polemiche: “Questa serie ha un’approccio completamente differente a Gomorra e Suburra, li si rendono questi personaggi degli eroi quando non lo sono. Questi personaggi sono omuncoli, persone che hanno fatto della violenza il loro primo territorio e baluardo”, poi si sofferma sull’importanza di mettere le donne al centro della narrazione in un modo completamente inedito “Il messaggio potrebbe essere educativo rispetto a quanto viene raccontato non solo per il punto di vista delle donne vittime di questo sistema, ma anche per raccontare davvero cosa devono sopportare le persone che nascono in queste famiglie. Se venisse raccontato nelle scuole potrebbe portare un messaggio importante”.

Francesco Colella e le pesanti accuse alla politica

Interviene subito dopo Francesco Colella, interprete di un capo dell’ndrangheta nella serie, sottolineando come sia grave che le riflessioni sulla criminalità organizzata debbano essere affidate ad una serie tv: “Non penso che si possa delegare ad una serie il compito di accendere riflessioni su un tema così importante, poi la serie lo fa in maniera lucida ed attenta ed io sono molto contento di aver partecipato perché non spettacolarizza nulla e ti racconta la possibilità di una liberazione da questo mondo vessatorio”, poi l’affondo contro la politica accusata con parole pesanti “Non esiste una narrazione nelle scuole da anni, ma c’è un motivo: non conviene che esista, perché l’ndrangheta è innescata nel settore sociale nelle parti deviate della nostra economia e politica. C’è la falsa cultura che raccontare il male che si annida nel paese è un bene perché così i giovani crescono con un’idea maggiore di bene, ma non è così. Raccontando questo male si può crescere diventando uomini e si riconosce il confine tra bene e male, questo mescolio sembra che provochi una seduzione tale da non capire da che parte stare ma la morale è necessaria perché prende una posizione. Questa serie lo fa”.

L’amore come antidoto all’ndrangheta per Andrea Dodero

L’altro personaggio maschile principale della serie è Andrea Dodero, che da pizzaiolo si ritrova invischiato nei giri dell’ndrangheta da cui proverà ad uscire grazie all’amore: “Il mio personaggio percorre una sua strada, nel caso di tante serie a Napoli le immagini sono corruttrici perché poi sembra che si raccontano ragazzini che fanno i Ciro della situazione. In questo caso ho considerato Carmine un ex pizzaiolo che vuole guadagnare più soldi e si trova in una situazione in cui non può più dire di no e non mentire nei confronti di Denise”.