Infermieri partita Iva, le ultime novità sulla professione sono arrivate dal decreto “Bollette” della scorsa settimana: il personale sanitario potrà lavorare anche come libero professionista, svolgendo ore in più rispetto all’orario di lavoro. Il passaggio prevede l’apertura della partita Iva, con conseguente aumento dei guadagni mensili. Per il momento i sindacati stanno dando un’interpretazione al provvedimento che, comunque, contiene delle date di scadenza: la libera professione in sanità sarà permessa fino al 2025. L’aumento dell’orario lavorativo degli infermieri si rende necessario per la carenza di personale negli ospedali e nelle strutture sanitarie: conti alla mano, mancherebbero 150mila infermieri rispetto alla media dei maggiori Paesi dell’Europa Occidentale.
Infermieri partita Iva: perché aprirla per lavorare di più e in altre strutture sanitarie?
Novità per la professione degli infermieri arrivano dal decreto “Bollette” del governo guidato da Giorgia Meloni, emanato la scorsa settimana. Per il personale sanitario non medico arriva la possibilità di lavorare di più negli ospedali e nelle strutture di cura grazie alla libera professione. Chi finisce il proprio turno, può integrare l’orario di lavoro con l’apertura della partita Iva e prestare servizio in un’altra struttura pubblica o privata. Ad esempio, una Residenza sanitaria assistenziale (Rsa) o in una casa di riposo che abbia necessità di maggiore personale. L’integrazione oraria potrà svolgersi anche all’interno di altre strutture pubbliche, anche quelle di nuova costruzione grazie ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). In particolare, saranno ambiti le case e gli ospedali di comunità che sono alla ricerca di personale.
Infermieri partita Iva come e quanto possono lavorare fuori orario?
Due sono le condizioni essenziali fissate dal decreto “Bollette” per la libera professione degli infermieri. La prima è l’apertura della partita Iva per il lavoro extra che si andrà a svolgere. La seconda è l’autorizzazione preventiva dell’azienda sanitaria della quale si è dipendenti. Tuttavia, quest’ultima non potrà imporre limiti di orari alla libera professione che andrà a colmare un vuoto legislativo che non c’è per i medici. Da anni, infatti, questi ultimi possono svolgere attività con partita Iva dal momento che è venuto meno il vincolo dell’esclusività. Oltre agli infermieri, anche le ostetriche che lavorino per il servizio sanitario nazionale, possono svolgere ore lavorative extra in regime di libera professione.
Cosa prevede il decreto Bollette, esclusività e straordinari
L’ampliamento dell’orario lavorativo di infermieri e ostetriche è stato già sperimentato nei periodi più duri della pandemia. Infatti, per gli infermieri era stato prevista una deroga al vincolo dell’esclusività per un tetto di otto ore settimanali. Molti degli infermieri sono stati impiegati nella campagna vaccinale. La deroga è, ad oggi in vigore, e scadrà il 31 dicembre 2023. In sede di adozione del decreto “Bollette”, tuttavia, il governo ha fissato una scadenza al regime di libera professione. Infatti, l’apertura della partita Iva sarà vincolata agli anni 2023, 2024 e 2025. Nel frattempo, il governo valuterà i risultati di questa iniziativa. L’ostacolo maggiore da superare è legato al fatto che gli infermieri potrebbero ridurre lo straordinario, abbassandolo rispetto alla media annuale delle 150 ore.
Quanti ne mancano in Italia?
L’aumento delle ore lavorative degli infermieri grazie alla libera professione arriva in un momento in cui si fanno i conti con il personale mancante. Secondo alcune stime, in Italia mancherebbero circa 150mila infermieri (148.366 per l’esattezza). Il calcolo arriva rapportando i dati italiani con quelli della media europea dei Paesi Occidentali. In Italia, oggi, si contano circa 400.000 infermieri, dei quali 280.000 impiegati nel servizio sanitario nazionale. Secondo l’Agenzia nazionale per i servizi regionali (Agenas), rispetto alla media europea in Italia vi sarebbero 2,6 infermieri in meno ogni 1.000 abitanti. Un dato che porterebbe alla carenza dei 150mila infermieri mancanti, problema che non hanno Francia e Germania che dispongono del doppio del personale. Il numero dei medici è, invece, sopra la media: in Italia ce ne sono quattro ogni mille abitanti, rispetto ai 3,8 degli altri Paesi dell’Unione europea.