Ernesto Assante Lucio Battisti lo conosce bene. Non come persona ma come artista di cui ha frequentato assiduamente i suoi diciassette album e le sue evoluzioni, per alcuni considerabili involuzioni. Ecco perché il giornalista musicale, diventato noto in coppia con Gino Castaldo, sente il bisogno di raccontare alle nuove generazioni una delle voci più importanti della musica italiana in un libro omonimo, “Lucio Battisti”, edito da Mondadori. Il fuoco che brucia dietro a questa pubblicazione lo scrittore lo ha raccontato in diretta a “Bagheera”, condotta tutti i giorni dal lunedì al venerdì in pieno drive-time e in radiovisione sul canale 264 del digitale terrestre dal cantautore Bussoletti e il sabato nell’edizione serale dalle 20 alle 22 per il “Bagheera Saturday Night Show”. Ecco i passaggi più importanti della loro chiacchierata.

Ernesto Assante Lucio Battisti, il personaggio

“C’è una bellissima contraddizione in questo grande artista. L’impatto immediato delle sue canzoni da una parte e la voglia di scappare dal pubblico, di non mostrarsi, dall’altra. Non amava suonare in mezzo alle persone, fece un solo tour, e, come tutti sanno, quando ha potuto, non è più apparso in pubblico Volendolo portare ai giorni nostri, pur avendone la stoffa, uno come Battisti non avrebbe partecipato ai talent per sua scelta. Per motivi ideologici.”

Di cosa parla il libro

“Questo lavoro indaga sul “mistero” Battisti, provando a mettere insieme i pezzi di un puzzle per sua natura incompleto. Partendo dal binomio Battisti-Mogol, i cui brani sono stati la colonna sonora assoluta di un decennio della storia d’Italia, gli anni Settanta. Canzoni che ne hanno incarnato lo spirito e i sogni, hanno dato spazio al privato facendolo diventare pubblico e collettivo, hanno fatto piangere, ridere, innamorare, pensare una generazione intera. Per poi passare a quel momento, alla fine degli anni Settanta, in cui Battisti è diventato soltanto una voce, priva di corpo, lontana dal pubblico e dai media, cristallizzato nell’immagine del ragazzo con i capelli ricci e il foulard che non invecchia mai, come le sue canzoni. Battisti elettronico e invisibile, volutamente lontano dalla realtà e dal mondo, che con Pasquale Panella ha disegnato i contorni di un universo visionario e ai limiti dell’avanguardia, anticipando una rivoluzione di linguaggio che ci porta dritti alla musica contemporanea.”


Ernesto Assante Lucio Battisti, il titolo

“Non mi sono sforzato molto? Non volevo proprio metterlo il titolo. Volevo raccontare la sua vita ed è anche il motivo per cui la storia inizia con le sue origini e finisce con la sua scomparsa. Nulla di più lineare, nulla di più dirompente. E’ la storia di uno che conosco tutti ma che in realtà non conosce nessuno davvero. Volevo ricollocarlo nella nostra storia musicale.”


Sull’album preferito

“Non ne ho uno preferito tra i 17 pubblicati. I 12 con Mogol sono storici ma anche quelli con Panella sono incredibili. Diciamo che i miei gusti cambiano a seconda della giornata, c’è un album giusto per tutto. Per fare un esempio “Amore non amore è un disco prog tra i migliori d’Europa.”


Sul fatto che fosse più facile in quegli anni

“Era più difficile allora semmai, non lo volevano proprio far cantare. Si dovette impuntare Mogol, che era già un autore famoso. Lui stesso si definiva un non cantante, per quel suo stile diverso.”

Ecco il link del podcast dell’intera intervista a Ernesto Assante:

https://www.radiocusanocampus.it/it/ernesto-assante-lucio-battisti

Ecco la copertina del libro “Lucio Battisti” di Ernesto Assante:

Ernesto Assante Lucio Battisti