Sarebbe stato uno dei suoi figli, nel corso di un gioco, a sparare alla donna di origini marocchine morta lo scorso 30 marzo dopo essere stata colpita alla testa da un proiettile ad Ariano Polesine, in provincia di Rovigo. Poche ore fa gli inquirenti avevano ritrovato la presunta arma del delitto, una pistola calibro 22, in un terreno poco distante dall’abitazione dove la 32enne viveva insieme alla sua famiglia. Secondo quanto ricostruito ora, ad ucciderla potrebbe essere stato un colpo partito accidentalmente dall’arma, appartenente al vicino di casa, che è anche proprietario del casolare dove la vittima viveva.
Donna morta a Rovigo: l’ipotesi di un colpo accidentale sparato dal figlio
A sparare a Rkia Hannanoui, la 32enne morta lo scorso 30 marzo dopo essere stata colpita alla testa con il proiettile di una pistola, potrebbe essere stato uno dei suoi due figli, quello di 8 anni. Questa la ricostruzione effettuata nelle scorse ore dagli inquirenti, dopo il ritrovamento della presunta arma del delitto in un terreno poco distante dall’abitazione in cui la donna viveva con la sua famiglia in via Fine, una stradina di campagna di Ariano Polesine, in provincia di Rovigo. Secondo quest’ultima versione, il bambino sarebbe entrato in casa maneggiando la pistola, quando all’improvviso dalla canna sarebbe partito un colpo, quello che appunto avrebbe ucciso la mamma.
Si sarebbe trattato di un incidente, quindi. A dare l’allarme, dopo aver trovato la donna esanime sul pavimento della cucina, erano stati proprio i figli che, urlando “La mamma sta male, sta morendo”, erano corsi dal vicino di casa, che aveva poi chiamato i soccorsi. Per lei, nonostante il ricovero d’urgenza, non c’era stato nulla da fare. L’ipotesi del marito, assente al momento dei fatti per motivi lavorativi, era che la donna potesse essere caduta, in seguito ad un banale incidente domestico. Parlando con il Corriere del Veneto, negli scorsi giorni l’uomo aveva dichiarato:
Mia moglie era in cucina e aveva in mano il telefonino perché stava videochiamando sua madre, che si trova in Marocco. Il bambino più piccolo era con lei. È stato lui a raccontarmi che all’improvviso la mamma è crollata a terra, come per un malore, e ha sbattuto la nuca sul fornello. Lui si è avvicinato allo schermo e ha detto alla nonna: “Mamma è caduta”. Poi è corso ad avvisare il fratellino più grande, che mi ha telefonato.
Ma i medici in servizio presso l’ospedale dove la donna era stata ricoverata avevano rilevato un proiettile all’interno del suo cranio. Per questo la Procura di Rovigo aveva aperto un fascicolo di indagine per omicidio contro ignoti.
Verso la risoluzione del caso
L’autopsia effettuata sul corpo della donna aveva escluso che il colpo potesse essere stato sparato a distanza ravvicinata. Inoltre, in una nota diffusa ieri, la procuratrice Manuela Fasolato aveva comunicato che l’esame necroscopico aveva riscontrato un foro d’ingresso nella tempia sinistra, riconducibile al proiettile di una calibro 22. Forse quella rinvenuta oggi, che apparterebbe al vicino della famiglia, Giacomo Stella. A confermarlo il diretto interessato, intervistato da un inviato del programma tv “Storie Italiane”, in onda su Rai 1. L’anziano, il primo ad accorrere in soccorso della donna, ha confermato di essere il proprietario dell’arma, sostenendo che la stessa fosse “custodita in sicurezza”.
La magistratura ha già disposto ulteriori accertamenti di carattere balistico sul calibro e la compatibilità del proiettile con l’arma recuperata e considerata “incriminata”. Se i rilievi dovessero essere positivi, confermando che l’arma rinvenuta è quella effettivamente utilizzata, forse per gioco, dal figlio della vittima, resterebbe da appurare perché è stata nascosta e da chi. Ma la risoluzione del caso è ormai vicina.