La Corte Suprema di Svezia ha cancellato la decisione assunta dalla Polizia sulla possibilità di bruciare il Corano, il testo sacro dell’Islam.
Il riferimento è a due episodi simbolici avvenuti tra gennaio e febbraio. Il primo, compiuto dal politico di estrema destra Rasmus Paludan, è avvenuto davanti all’ambasciata turca di Stoccolma. Il secondo è stato invece compiuto qualche settimana più tardi da un civile di fronte all’ambasciata irachena.
Il Tribunale ha dichiarato che la minaccia di un nuovo rogo del Corano non ha prevalso sulla libertà di riunione e di manifestazione degli islamici residenti in Svezia. Forte la condanna internazionale del mondo islamico rispetto a quanto accaduto.
Intanto la Sapo, ossia l’intelligence svedese, ha arrestato cinque sospetti terroristi in varie città del Paese. Progettavano vendette per replicare al duplice episodio legato al rogo del Corano. La tensione in Svezia è fortissima, ed emergono collegamenti diretti con l’estremismo islamico che hanno fatto scattare l’allerta. A capo dell’operazione di sorveglianza c’è Susanna Trehorning, numero due dell’antiterrorismo locale, per ora non c’è pericolo di un’azione dimostrativa a breve.
Perché il rogo del Corano complica l’ingresso della Svezia nella Nato
Il rogo del Corano presenta inoltre un’implicazione piuttosto importante per quanto riguarda l’ingresso della Svezia nella Nato. A margine dell’episodio fonti religiose dalla Turchia hanno espresso un chiaro dissenso, facendo intuire che simili gesti non possono essere tollerati.
Tale scontro si è ulteriormente aggiunto alla motivazione regina per cui la Turchia ha posto il veto sull’ingresso di Stoccolma nell’Alleanza. In breve, Erdogan sostiene da tempo che la Svezia abbia accolto alcuni esponenti che progettarono il fallito golpe al suo governo nel 2016, chiedendo la loro estradizione.
Anche l’Ungheria sta ostacolando l’ammissione della Svezia, adducendo motivi di rancore per le critiche al comportamento tenuto dal Primo Ministro magiaro Viktor Orban. Interrogato sulla situazione, il segretario Jens Stoltenberg è convinto che il consenso di un Paese scioglierà le riserve anche dell’altro. Punto cruciale saranno le elezioni presidenziali in Turchia, a maggio, per dare lo strappo finale.
Intanto il 24 marzo scorso i comandanti delle forze aeree di Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca hanno dichiarato di aver firmato una lettera di intenti per la creazione di una difesa aerea nordica unificata, volta a contrastare la crescente minaccia della Russia.