Un dipendente del ministero è finito sotto processo per maltrattamenti. Dal 2018 fino al 2021 la moglie e le due figlie hanno vissuto in un inferno. Ora sono al sicuro, mentre l’uomo dovrà rispondere delle proprie azioni di fronte ai giudici. A raccontare la terribile vicenda è Repubblica.
Dipendente ministero a processo per maltrattamenti: le accuse
Dalle carte della Procura emerge uno scenario di violenze in un quartiere della ‘Roma bene’. Botte, insulti e umiliazioni. Un trattamento crudele che l’uomo ha riservato per mesi alla moglie, di origine giapponese, e alle sue due figlie di sette e nove anni. Sputava a terra per poi obbligare la donna a pulire. Minacciava di ‘spaccarle la faccia’ di fronte alle bambine, che piangevano e lo pregavano di smettere. Più di una volta l’uomo aveva tentato di colpire la moglie con una bottiglia. Una volta, nel 2020, dopo l’ennesima discussione, l’aveva presa per una gamba e trascinata sotto una finestra, dicendole: “Adesso ti butto di sotto“.
Scatti d’ira che venivano rivolti anche alle figlie. Per punizione, l’uomo dava alle figlie carne avariata, fino a farle sentire male con vomito e mal di pancia. In altri casi non le faceva mangiare, perché non ne avevano ‘il diritto’: obbligava loro e la moglie a dividersi una sola arancia, apostrofandole come ‘parassite’. In alcuni casi le bimbe venivano buttate sotto la doccia ancora vestite. La donna non poteva neanche insegnare la sua lingua alle figlie, perché il marito non lo sopportava e la minacciava.
Un incubo durato fino al 2021
Minacce e offese erano all’ordine del giorno: “Sei una mongolide ritornatene a Tokyo parassita” diceva alla moglie. Negli ultimi periodi, nel 2021, l’uomo aveva anche iniziato a urlare alle tre donne di lasciarlo finalmente da solo: “Dovete andarvene via dalla casa.. tornatevene in Giappone.” Madre e figlie vivono adesso in una struttura protetta.