Sono circa una ventina i bambini che, ad oggi, in Italia, vivono dietro le sbarre, scontando insieme alle madri detenute reati di cui non hanno colpa. La loro è una vita fatta di apparente libertà: nonostante vengano ospitati nei cosiddetti “Icam”, Istituti a custodia attenuata per le detenute madri, all’interno di locali più simili a case che a celle, risentono infatti delle dure regole del carcere. Sulla loro realtà è incentrata la mostra fotografica “Senza colpe”, ospitata fino al 9 aprile 2023 presso il Palazzo delle Arti di Napoli, a cura di Anna Catalano.

Senza colpe mostra fotografica: il progetto a cura di Anna Catalano

Da anni la fotografa freelance Anna Catalano immortala i minori ristretti con le madri all’interno dei cinque Icam presenti in Italia – a Lauro, Venezia, Milano, Torino e Roma -, accendendo i riflettori sulla dura realtà che sono costretti a vivere. Il suo progetto che, non a caso, si intitola “Senza colpe”, ha dato vita a una mostra ospitata al Pan di Napoli fino al 9 aprile 2023 e racconta, senza filtri, la vita dei bambini detenuti con ventisei scatti. “Più li conoscevo e scambiavo con loro momenti di divertimento, più mi rendevo conto che la possibilità che lo Stato italiano offre alle mamme, di poter vivere una parte della pena insieme ai piccoli, da un lato tutela il rapporto genitoriale ma dopo un po’ ribalta sui figli una colpa che non hanno”, ha spiegato la curatrice al Fatto Quotidiano.

Introdotti in Italia con una legge del 2011, gli Icam si pongono l’obiettivo di limitare l’impatto del carcere sui minori, tutelando però il rapporto madre-figlio: si tratta, a tutti gli effetti, di mini appartamenti che restano aperti durante il giorno e vengono chiusi di sera. I bambini ci vivono con le proprie mamme, attenendosi alle regole di un penitenziario tradizionale, che non prevedono, ad esempio, l’ingresso di ospiti dall’esterno. “Ricordo – racconta la fotografa – due bimbe che in pieno agosto non avevano messo il naso fuori dall’istituto e si bagnavano con una pompa d’acqua nel cortile. O a Milano un bambino che chiedeva perché non potesse invitare gli amichetti a festeggiare il compleanno. La libertà che hanno negli Icam è un’illusione”. Le sbarre alle finestre, le porte blindate, i controlli serrati fanno ormai parte della loro quotidianità.

Il suo lavoro trae spunto dal film “Ieri, oggi e domani” di Vittorio De Sica (1963) e dalla serie televisiva “Orange is the new black”: nel primo, Sophia Loren veste i panni di tre donne, tra le quali Adelina, che si mantiene vendendo sigarette di contrabbando e riesce ad evitare il carcere facendosi mettere incinta; nella seconda, più recente, una madre cerca di evadere dal carcere in cui è detenuta per ricongiungersi con il figlio. Due storie che traggono spunto dalla realtà e su cui Catalano, dopo la visione, ha iniziato ad interrogarsi. “Mi sono chiesta cosa avrei fatto io al posto loro e ho deciso di approfondire il tema delle detenute con figli piccolo in Italia”, dice ora.

La proposta di legge Siani

La mostra ospitata a Napoli è stata voluta dal comune e da Paolo Siani, ex deputato Pd e primo firmatario della proposta di legge per la modifica sul trattamento delle detenute madri con figli minori di dieci anni, ripresentata da Debora Serracchiani e bloccata, dopo il via libera da parte della Camera, da Fratelli d’Italia e dalla Lega, che intendono rivedere una parte del testo prevedendo in automatico il carcere per le donne incinte recidive – la cui pena oggi è differita – e la revoca della patria potestà in caso di reiterazione del reato. Una modifica che, se approvata, limiterebbe la tutela e la valorizzazione del rapporto madre-figlio.