C’è il PNRR al centro del dibattito, ma anche dello scontro, politico. Le parole del Ministro Raffaele Fitto di qualche giorno fa, con le quali ha sostanzialmente ammesso il ritardo sulla roadmpap, ha scoperchiato un vaso di Pandora contenente paure e timori di veder dissipato un patrimonio fatto di miliardi di euro. Una paura che parte dal governo nazionale e che si trasmette in tutta Italia tra i Comuni dove si fa sempre più fatica e dove si teme, davvero, un imperdonabile flop. Giorgia Meloni è consapevole della situazione e si sta muovendo ma lo fa, anche lei, cercando di scaricare il barile da qualche altra parte. L’attuale Premier ha pure incontrato il suo predecessore con il quale, riportano le ricostruzioni, è stata chiara: nessuna colpa al governo Draghi, ma l’Europa deve fare di più. Eppure, Meloni, quando a guidare il governo c’era l’ex Presidente della Banca Centrale Europea, si trovava alla sua opposizione. Difficile immaginare che non senti, anche in parte, una responsabilità di Draghi dinanzi allo scenario che stiamo vivendo. Il quale, Mario Draghi, pare estraniarsi dal gioco scarico di responsabilità ed ha – addirittura – investito l’attuale Presidente del Consiglio giudicandola ben capace di “Risolvere la situazione e di mediare con l’Ue”. Nei partiti, intanto, le acque si agitano.
Ritardo PNRR, per la Lega bisogna fare delle rinunce
Il tema è stato ripreso oggi dalla Lega che, tramite le parole suo capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, ha invitato l’esecutivo a ragionare su qualche rinuncia utile a difendere il bene superiore:
Ho parlato con molti sindaci di Comuni piccoli e i problemi sono numerosi, ha senso indebitarsi con l’Ue per fare cose che non servono? Giusto quindi ridiscutere il piano con la Commissione europea, o si cambia la destinazione dei fondi o spenderli per spenderli a caso non ha senso. Forse sarebbe il caso di valutare di rinunciare a una parte dei fondi a debito. Giorgia Meloni – ha aggiunto – ha già rassicurato sulle paure relative al blocco della terza tranche del Pnrr, paure immotivate. Un mese in più serve per problemi tecnici ma i soldi non sono a rischio.
Le reazioni dell’opposizione
Le sue parole hanno innescato nuove reazioni. Il gruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle, riporta l’AGI, fa sapere che:
In queste ore stiamo assistendo all’ennesima spaccatura all’interno del governo e la cosa che più preoccupa è che sta avvenendo su un tema cruciale per il nostro Paese, ovvero il Pnrr.
Poi, in risposta a quanto detto dal leghista molinari, hanno detto che:
Sono parole surreali. Chi dobbiamo ascoltare, la Lega o Fratelli d’Italia? Parliamo, tra l’altro, di soldi ottenuti con estrema fatica in Europa da Giuseppe Conte, dopo un lungo braccio di ferro con i Paesi Frugali, e che rappresentano un’occasione unica per il rilancio dell’Italia e per modernizzare e digitalizzare finalmente il nostro Paese. E di fronte a questa sfida di mettere a terra il Pnrr, cosa fa il governo? Quello che tra l’altro in campagna elettorale si era detto pronto, ipotizza persino di perdere risorse per manifesta incapacità di realizzare i progetti. Noi siamo disposti, per il bene del Paese, a collaborare con governo per la messa a terra del Pnrr ma ci dicano veramente cosa hanno in mente.
Il Movimento 5 Stelle si intesa del successo del PNRR – poiché risalente a quando il Premier era Giuseppe Conte – e chiama ad una reazione. Non da meno è stato il Pd che, con le parole del neo capogruppo al Senato, Francesco Boccia, fa sapere che:
Da giorni assistiamo sui giornali e in Tv a continuo scaricabarile sulle responsabilità dei ritardi che il percorso del PNRR sta subendo nel nostro Paese. E oggi si aggiungono le ambigue e gravi parole del capogruppo della Lega Molinari. L’unica cosa che non possiamo fare è rischiare di perdere il treno di quelle risorse decisive per la nostra crescita e il nostro sviluppo. In Senato in commissione Bilancio giace, senza che faccia un passo avanti un decreto, voluto dal governo, che dovrebbe modificare la governance del Piano. Come Pd abbiamo presentato le nostre proposte e vorremmo poterne discutere. Se ci sono problemi la sede giusta per discuterne è il Parlamento. Noi, come sempre avremo un atteggiamento costruttivo e responsabile. Quello che non è più accettabile è accumulare ulteriori ritardi. Su questo saremo duri e pretendiamo risposte chiare perché non possiamo giocare sulla pelle dei cittadini rischiando di perdere risorse e progetti importanti.