“Bene proposte moderne, purché non finiscano nel dimenticatoio”. Ma attenzione, che gli istituti agrari non “oscurino i licei scientifici e classici” perché anche questi sono importanti. Mario Rusconi, storico preside del liceo scientifico Newton di Roma, e oggi del liceo scientifico Pio IX all’Aventino e presidente dell’Associazione nazionale presidi romani, commenta a Tag24 le parole del premier Meloni sugli istituti agrari e sull’idea del Governo di creare un liceo del Made in Italy.
Preside Rusconi, oggi la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, parlando al Vinitaly con gli studenti degli istituti agrari ha detto che “facendo il liceo avreste avuto uno sbocco mentre ci sono opportunità minori con un istituto tecnico ma dimenticano che in questi istituti c’è una capacità di sbocco professionale molto più alta di altri percorsi, questo è il liceo”.
“Chi sceglie lo scientifico o il classico, ha intenzione di fare l’università. Chi sceglie un tecnico industriale o agrario, ha più intenzione di immettersi nel mondo del lavoro. Nell’ambito del tecnico agrario, la possibilità di essere inseriti nel mondo del lavoro è molto alta. Non vedo una contrapposizione. Chi fa classico o scientifico sa che al 99% dovrà fare l’università. Chi fa un tecnico o un agrario, ritiene di trovare in tempi abbastanza ridotti un posto di lavoro. Anche l’alberghiero ha un placement altissimo”.
Quindi, bene gli agrari, ma i licei scientifici o classici stanno diventando inutili, preside Rusconi?
“No, perché? Sono preside di un liceo scientifico, mi darei la zappa sui piedi. Chi segue il liceo scientifico o classico ha la prospettiva di fare l’università. Chi sceglie un tecnico agrario, industriale o alberghiero ha molte più chance di essere inserito in questi ambiti nel mondo del lavoro. È una scelta che devono fare gli studenti con le famiglie”.
La Meloni ha detto, riferendosi agli istituti agrari, che “non c’è niente di più profondamente legato alla nostra cultura”, è così preside Rusconi?
“Ci sono istituti tecnici o professionali agrari, che sono due categorie di agrario. L’istituto tecnico è più soprattutto teorico: agronomia, biologia e chimica. L’istituto professionale agrario è più versato nell’ambito applicativo. Dal momento che in Italia abbiamo il Made in Italy. Anzi credo che non si possa più dire ormai. Abbiamo una produzione italiana che in quanto ai prodotti alimentari è all’avanguardia nel mondo. È evidente che gli istituti tecnici agrari diano molte possibilità di lavoro”.
Quindi scientifico e classico non sono collegati alla nostra cultura?
“Sono legati sì alla cultura. Basti dire che il liceo classico e scientifico sono stati fatti qualche decennio fa da Giovanni Gentile. Il liceo classico è fondamentale come è fondamentale lo scientifico. Chiaramente gli istituti tecnici agrari sono un po’ il fiore all’occhiello della scuola italiana, il che non vuol dire che debbano oscurare il classico o lo scientifico, perché questi hanno le loro pregevolezze. Se voglio fare bene ingegneria o medicina devo venire da uno scientifico o da un classico, ma per ingegneria anche provenire da un tecnico industriale dà buoni risultati”.
Il Governo sta pensando a un “liceo del Made in Italy”. Lei come se lo immagina questo liceo?
“Anzitutto dovrebbe essere chiamato all’italiana, perché non vorrei che poi Rampelli (Fabio, ndr) ci multi. Penso che sia una delle tante proposte che vengono fatte da molti ministri. Ben vengano nuove ipotesi moderne purché non finiscano nel dimenticatoio come è successo per il 90 per cento delle proposte. Si può anche fare un istituto superiore che si dedichi al Made in Italy. Ma già esistono: abbiamo gli istituti tecnici agrari, ma anche gli istituti artistici sono molto versati sulla moda. Il Made in Italy in gran parte già esiste. Va valorizzato, spesso non hanno tutte quelle risorse di cui hanno bisogno”.
Piuttosto che pensare a un istituto del Made in Italy, non sarebbe meglio pensare a come migliorare il sistema scolastico?
“Il Made in Italy si può benissimo fare incrementando sia il tecnico agrario, sia i licei artistici con curvatura sulla moda. Non basta la sola buona volontà, servono più risorse. La prima risorsa sono gli edifici scolastici che mancano nel nostro paese. In 30 anni non si è costruito un edificio scolastico, tranne in alcune regioni virtuose come il Trentino Alto Adige o il Friuli Venezia Giulia”.
A parte gli edifici scolastici, il nostro sistema scolastico ha altri problemi?
“Serve una preparazione molto più incisiva degli insegnanti. Fino ad adesso, una volta laureati, hanno avuto un aggiornamento sporadico. Poi, a seguito di tutto lo sconquasso che ha portato il Covid ai nostri studenti, sarebbe necessario che ci fosse una grande attenzione per i ragazzi che hanno difficoltà. Il ministro Valditara in questi giorni ha annunciato, e noi abbiamo preso con soddisfazione la notizia, che ci sarà il tutor e l’orientatore per quanto riguarda il triennio delle superiori. Auspichiamo che possa essere allargato alla scuola media. Troppo spesso i ragazzi vanno dalle medie alle superiori scegliendo la scuola senza un’adeguata preparazione. Il problema è sempre dei soldi. Che si trovino quelle risorse per orientare i ragazzi delle scuole medie”.