Docenti di sostegno non specializzati: sono la stragrande maggioranza, e la differenza rispetto al personale che ha conseguito un’adeguata specializzazione si nota. Ne abbiamo parlato ad Open Day, su Radio Cusano Campus, con Alessandro Giuliani, direttore di Tecnica della Scuola. “E’ una vecchia storia. Sul sostegno ai disabili abbiamo un’altissima percentuale di precari mantenuta da un assetto organizzativo e legislativo alla base di questa situazione. Nel dettaglio, abbiamo in Italia oltre 300mila alunni disabili, dall’infanzia alle superiori, fino al quinto anno della maturità. Per questi bambini e ragazzi, iscritti nelle nostre scuole, sono assunti annualmente tra docenti di ruolo e non di ruolo all’incirca 200mila insegnanti, poco più della metà: attorno ai 110mila sono immessi in ruolo, specializzati, degli altri 90mila, la maggior parte, non sono specializzati. Pertanto, sarebbe necessario aumentare il numero di posti di specializzazione che periodicamente, ogni anno, ogni anno e mezzo, o due, viene attivato, il cosiddetto TFA”.
Docenti di sostegno non specializzati, Giuliani: “Cambiano percorso per abbreviare i tempi di immissione in ruolo”
Docenti di sostegno non specializzati: “La stragrande maggioranza dei docenti che sceglie il sostegno si costituisce di precari, sono persone che scelgono la strada più breve per abbreviare i tempi dell’immissione in ruolo che – in Italia – sappiamo essere molto lunghi – ha fatto notare Giuliani – in alcune località i posti di sostegno sono tanti, ma le domande sono esigue. Il risultato è che oggi in Italia abbiamo 60, 70mila cattedre destinate a precari, affidate a docenti non specializzati”.
Qual è la situazione all’estero?
“In Italia il sistema è sensibile al sostegno, mentre in altri Paesi non esiste un’organizzazione che mette a disposizione dei disabili un numero così elevato di docenti. Non dimentichiamo che abbiamo tra i 50 e i 100mila che operatori che permettono al ragazzo con gravi disabilità di non essere mai solo durante le lezioni – si è congedato Giuliani – ma c’è una fortissima presenza di precari non specializzati che va a coprire un vuoto importante.”