L’ultima mossa della giunta militare in Burkina Faso contro la Francia ha colpito l’informazione. Due giornaliste di due importanti testate francesi sono state espulse dal Paese. Sophie Douce di Le Monde e Agnès Faivre di Libération sono arrivate a Parigi dopo aver avuto 24 ore di tempo per abbandonare lo Stato.
In Burkina faso sono state espulse due giornaliste francesi
Su Libération è stata pubblicata un’inchiesta in riferimento a un video che mostrava bambini giustiziati in caserme militari. Così il Burkina Faso ha risposto cacciando le due giornaliste.
Le autorità l’hanno descritta come una manipolazione mascherata da giornalismo. I due giornali hanno risposto condannando l’espulsione e parlando di una grave battuta d’arresto per la libertà di stampa nell’ex colonia francese.
Douce ha detto che agenti di sicurezza in borghese hanno visitato la sua casa sabato e hanno detto che il suo accreditamento era stato ritirato. “Ovviamente i reportage di Douce sono finiti per sembrare insopportabili al regime militare” ha commentato in una nota il direttore di Le Monde Jérôme Fenoglio, rispondendo all’accaduto compiuto dalla giunta che lo scorso settembre ha preso con un colpo di Stato il controllo del Paese.
“Queste restrizioni alla libertà di informazione sono inaccettabili e sono il segno di un potere che rifiuta di mettere in discussione le sue azioni”, ha affermato Libération riguardo all’indagine di Faivre su bambini e adolescenti presumibilmente uccisi in una caserma militare, evento che probabilmente non è stato gradito dalle autorità.
L’espulsione delle giornaliste è l’ultimo segnale che il regime del capitano Ibrahim Traoré sta attuando contro i media francesi, reprimendoli. In precedenza aveva sospeso le trasmissioni di due media statali, France 24 e Radio France International (RFI).
France 24 è stata sospesa il mese scorso dopo che le autorità l’hanno accusata di essere una “agenzia di comunicazione” dei militanti trasmettendo un’intervista al capo dell’ala nordafricana di al-Qaeda, Yezid Mebarek, noto anche come Abu Ubaydah Yusuf al-Anabi. Ma l’emittente ha risposto dicendo di non aver mai invitato il leader a parlare ai suoi microfoni, limitandosi semplicemente a riportare le sue parole “sotto forma di colonna, garantendo la distanza e il contesto necessari“, e ha definito diffamatoria l’accusa.
Situazione analoga è successa anche a RFI, che a dicembre è stata sospesa dopo essere stata accusata di aver trasmesso notizie false (evento che l’emittente ha negato).
Un tempo il Burkina Faso era un alleato della Francia, posizione che è stata totalmente ribaltata da quando il regime militare ha deciso di voltarle le spalle, avvicinandosi, invece, sempre di più alla Russia per sconfiggere i militanti islamisti che hanno provocato il caos in tutta la regione. A febbraio, le truppe francesi si sono ritirate dopo che il regime ha chiesto loro di andarsene.