Otto milioni sequestrati e oltre cento persone denunciate per una frode sui carburanti. È il risultato della maxi indagine condotta dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Bologna nei confronti di una società operante nel commercio dei carburanti. L’importo del provvedimento – spiegano gli inquirenti – è stato parametrato all’ammontare complessivo delle accise evase dalla società nell’ambito di una frode architettata da un sodalizio criminoso con la complicità di diverse imprese ubicate sul territorio nazionale.
Frode sui carburante, le indagini della Guardia di Finanza
I militari hanno infatti eseguito un decreto di sequestro preventivo per circa 8 milioni di euro emesso dal Gip del locale Tribunale a carico di una società operante nel commercio di carburanti, già con sede nella provincia felsinea, oltreché del suo legale rappresentante. Il sequestro è l’epilogo di un’indagine condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bologna e culminata nella denuncia di 112 persone, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati in materia di accise e tributari, nonché di riciclaggio, auto riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti.
Dalle complesse indagini, durate più di 3 anni, sarebbe emerso che la società bolognese, formalmente gestita da un soggetto privo di competenze nel settore dei prodotti petroliferi e apparentemente domiciliata nella sede di un business center, ha sistematicamente sfruttato la licenza di esercizio di un distributore di gasolio situato nella provincia di Barletta-Andria-Trani, tanto da diventare il vero e proprio cardine dello strutturato disegno illecito.
Frode sui carburanti, come agiva l’impresa
L’impresa, infatti, nella veste di “destinatario registrato” – figura, prevista e disciplinata dalla normativa di settore, che identifica gli operatori autorizzati a ricevere prodotti in “regime di sospensione”, vale a dire per i quali l’imposta non è ancora stata versata – ha acquistato 15 milioni di litri di gasolio dai depositi di prodotti petroliferi coinvolti nella frode, per un controvalore di 8 milioni di euro.
Il tutto da destinare “cartolarmente” a uso motopesca, comparto per il quale vige un regime fiscale di esenzione da imposte. L’impresa, nel complessivo arco temporale oggetto di indagini, ha evaso oltre 9 milioni di euro di accise, di cui 8 milioni a partire dal mese di ottobre del 2019, sottoponibili a confisca.
Anziché raggiungere l’impianto di distribuzione pugliese per il rifornimento dei pescherecci (di fatto inattivo), l’enorme quantitativo di carburanti è stato ceduto in contrabbando, a prezzi decisamente più appetibili rispetto a quelli di mercato (1 euro in meno circa al litro, rispetto al valore dei prezzi praticati negli ultimi 3 anni e mezzo), a molteplici soggetti, ai quali è stato ascritto il reato di ricettazione per averlo impiegato per usi diversi da quelli beneficiari dell’esenzione fiscale.