La Squadra Mobile di Nuoro ha eseguito stamattina l’arresto di due persone, la sorella di un detenuto e un agente della polizia penitenziaria. Si tratta di Carmela Mele, 45enne di Napoli e Salvatore Deledda, 38enne di Siniscola e, a differenza di quanto emerso in un primo momento, il loro fermo non sarebbe collegato alla fuga di Marco Raduano, il boss della mafia del Gargano evaso dal carcere di Badu’ e Carros lo scorso febbraio e ancora latitante, bensì all’introduzione illecita di telefoni all’interno della struttura carceraria. Lo hanno fatto sapere, nel corso di una conferenza stampa, la procuratrice di Nuoro, Patrizia Castaldini, il questore Alfonso Polverino, il capo della Mobile Fabio Di Lella e il nuovo capo della Polizia penitenziaria del carcere nuorese, Amerigo Fusco.

Boss evaso dal carcere di Nuoro: precedenti indagini hanno portato all’arresto di due persone per corruzione

Le indagini sulla vicenda che hanno portato all’arresto di due persone per corruzione non sarebbero collegate all’evasione di Raduano, come era stato reso noto in un primo momento, ma sarebbero antecedenti. Stando a quanto riferito stamattina in Questura a Nuoro, riguarderebbero, in particolare, l’introduzione illecita di telefoni cellulari all’interno della struttura carceraria. Gli smartphone, spediti da Napoli dalla sorella di un esponente del clan camorristico Mele detenuto a Badu’ a Carros e introdotti grazie ad un agente in cambio di soldi, erano destinati ai detenuti in regime di alta sicurezza. Insieme ai due fermati, sarebbero indagate altre quattro persone, incluso chi ha collaborato alla spedizione.

L’inchiesta sarebbe partita lo scorso settembre, dopo la segnalazione di alcuni colleghi di Deledda, insospettiti dai comportamenti di quest’ultimo; parecchi mesi prima, quindi, della clamorosa fuga di Marco Raduano che, dopo aver studiato le falle del sistema di sicurezza del carcere, sotto stress per la carenza di organico, aveva progettato un’evasione in grande stile, accedendo con una chiave nel cortile della struttura e calandosi dal muro di cinta con una corda ricavata dalle lenzuola. Sul caso sono state aperte due inchieste, una della Procura e una del Ministero della Giustizia. L’obiettivo è ricostruire la rete che ha consentito al boss di scappare, sia all’esterno che all’interno del carcere, questione resa ancora più urgente dagli sviluppi odierni.

Sostituita intanto la dirigenza della struttura

Mentre si cerca di capire come Raduano possa essere fuggito senza destare l’allarme degli agenti in servizio, essendo inoltre in possesso delle chiavi per accedere al cortile, si è insediato da qualche settimana, a Nuoro, il nuovo dirigente del carcere, Amerigo Fusco, per anni a capo degli agenti del carcere di Opera di Milano e con alle spalle una comprovata esperienza. Dopo la clamorosa fuga del boss si era infatti deciso di destituire dall’incarico di comandante della polizia penitenziaria Francesco Dessì.

Al nuovo dirigente spetta un compito importante – aveva fatto sapere il segretario della Fns Cisl Giovanni Villa all’Ansa -. Dovrà studiare la pianta organica dell’istituto e sollecitare le nuove figure di sottufficiali di cui oggi la casa circondariale di Nuoro difetta. E non servono solo risorse umane, ma anche dotazioni tecnologiche e tutto quanto migliori la sicurezza nel carcere. Mi sono sentito anche di manifestare la nostra vicinanza oltre che al comandante anche alla direttrice Incollu e a tutto il personale in servizio.

Sul fronte delle indagini, aveva aggiunto Villa, si augurano “prima di tutto che che il detenuto evaso dall’elevata pericolosità possa essere catturato al più presto. Ma anche che il ministero della Giustizia, che sta conducendo un’inchiesta interna al carcere, ci dica in breve tempo se ci siano state falle nella sicurezza e responsabilità precise. Aspettiamo inoltre che la Procura di Nuoro con l’inchiesta parallela aperta subito dopo l’evasione, faccia il suo corso”. Ora qualcosa si starebbe finalmente muovendo.