Il ministero degli Esteri russo ha reso omaggio al blogger ucciso ieri in un bar di San Pietroburgo scagliandosi contro i governi occidentali per non aver reagito all’attacco.

Persone come Vladlen Tatarsky sono difensori della verità.

Ha scritto su Telegram la portavoce del ministero Maria Zakharova, aggiungendo che la mancanza di reazione da parte dei governi occidentali “nonostante le loro preoccupazioni per il benessere dei giornalisti e della stampa libera parla da sola”. Ricordiamo che non è la prima volta che un sostenitore dell’esercito russo viene ucciso. Lo scorso agosto un attentato con un’autobomba nei pressi di Mosca ha ucciso Darya Dugina, figlia del filosofo ultranazionalista Alexander Dugin, uno stretto alleato di Putin.

Chi era il blogger ucciso a San Pietroburgo?

Tatarsky è lo pseudonimo di Maxim Fomin, che ha accumulato più di 560.000 follower su Telegram ed è stato uno dei più importanti blogger militari influenti che hanno fornito un commento spesso critico sulla guerra della Russia in Ucraina.

Era inoltre tra le centinaia di partecipanti a una sontuosa cerimonia del Cremlino lo scorso settembre per proclamare l’annessione da parte della Russia di quattro regioni parzialmente occupate dell’Ucraina, una mossa che la maggior parte dei paesi delle Nazioni Unite ha condannato come illegale. Tatarsky aveva affermato di aver aiutato a lanciare droni da combattimento e costruire fortificazioni.

Mosca, aperta indagine per omicidio 

Il comitato investigativo statale russo ha dichiarato di aver aperto un’indagine per omicidio. Il ministero dell’Interno ha detto che tutti i presenti al bar al momento dell’esplosione sono stati “interrogati per coinvolgimento”.

Mash, un canale Telegram con collegamenti alle forze dell’ordine russe, ha pubblicato un video che sembrerebbe mostrare Tatarsky, con microfono in mano, mentre viene presentato con una statuetta di un soldato. L’esplosivo, oltre 200 grammi di Tnt, era nascosto propor dentro una statuetta che sarebbe stata portata da una ragazza. La donna, Darja Trepova, è già stata fermata dalla polizia. 

Un sito web di San Pietroburgo ha inoltre rivelato che il caffè in questione un tempo era appartenuto a Yevgeny Prigozhin, soprannominato “lo chef di Putin”, il capo del gruppo Wagner.